Milano, il commerciante contro i cortei dei no pass: «Sono esasperato, ho perso il 25% di incasso»

di Fabrizio Guglielmini

Dionisotti da oltre quarant’anni è titolare della boutique «Miss Marilyn» in corso Buenos Aires. «Sabato ho chiuso alle 18, qui temiamo guai»

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Memoria storica del commercio su corso Buenos Aires, Ferruccio Dionisotti da oltre quarant’anni è titolare della boutique «Miss Marilyn» e pur avvezzo a cortei di ogni genere è ormai «esasperato» dopo il quattordicesimo sabato d’incassi saltati.

Quanto incidono le manifestazioni no vax sugli affari?
«Dal 15 al 25% sugli scontrini del sabato. Ieri l’altro ho dovuto chiudere alle 18 e mandare i dipendenti a casa. E tenga conto che fino alle 20 di solito abbiamo il negozio pieno di gente. È lecito protestare, ma siamo al quattordicesimo corteo dall’estate a oggi: noi commercianti siamo esasperati».

Quando avete capito che si stava mettendo male?
«Intorno alle 17 le camionette della polizia se ne sono andate e abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Pensavamo che forse il corteo non ci sarebbe stato. Invece un’ora dopo ce lo siamo ritrovato davanti alle vetrine e abbiamo chiuso in fretta e furia».

Che clima c’è fra i commercianti della zona?
«Siamo molto arrabbiati perché si perdono ore preziosissime nella giornata di lavoro più importante. Anche nelle strade laterali le saracinesche erano abbassate; temiamo guai ancora peggiori».

Avete subito dei danni?
«Fortunatamente no, niente a che vedere con le violenze di Roma. I manifestanti hanno sfilato pacificamente ma si tratta di cortei non autorizzati e non è detto che la polizia riesca sempre a tenere la situazione sotto controllo. Quando il corteo invade il corso noi abbiamo paura».

Cosa chiede alle istituzioni?
«Vorremmo solo lavorare in tranquillità ora che ci sono le condizioni. La politica deve trovare un compromesso con i no vax: basta con le proteste nelle vie centrali di Milano».

Che messaggio manda ai no vax?
«Protestare è legittimo ma devono pensare che quando Buenos Aires viene bloccata chiudono circa 300 esercizi, fra negozi e bar. Vuol dire che impediscono di lavorare a migliaia di persone».

Anche i vostri clienti si lamentano?
«Certamente. Immagini una famiglia che viene qui per fare shopping e prendere un caffè e si ritrova con il corso bloccato al traffico, poliziotti in tenuta antisommossa e migliaia di manifestanti ovunque. Non possono fare altro che scappare».

Non è certo una buona pubblicità.
«È questo il problema, bisogna ricordarsi che questa strada è un marchio, abbiamo clienti dal Milanese ma anche da Varese e dal Piemonte. Appena sentono la notizia di un corteo rinunciano a venire».

Sabato c’erano anche molti turisti.
«Un altro danno collaterale: stiamo lavorando bene con il turismo europeo, un ritorno che sta rivitalizzando anche il commercio in Galleria e nel centro storico. Ma quando sei costretto a chiudere a metà pomeriggio, al danno economico si somma quello d’immagine, da città sotto assedio. Per i bar le conseguenze sono state anche peggiori: loro lavorano moltissimo fra le sei e mezzanotte».

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24 ottobre 2021 (modifica il 25 ottobre 2021 | 12:51)