24 settembre 2018 - 08:05

Di Maio: non mi fido del Ragioniere dello Stato, faccio ricontrollare tutto

Il vicepremier M5S torna ad attaccare i dirigenti del ministero dell’Economia e mostra una chiara sfiducia soprattutto nel Ragioniere dello Stato

di Cesare Zapperi

Il vicepremier Luigi Di Maio (Lapresse) Il vicepremier Luigi Di Maio (Lapresse)
shadow

Il vicepremier a 5 Stelle Luigi Di Maio torna ad attaccare i dirigenti del ministero dell’Economia, a partire dal Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco. «L’ho visto solo una volta, non è questione di persone. Ci conosceremo meglio. Ma faccio controllare ogni norma ai miei collaboratori, perché non mi fido» spiega l’esponente pentastellato in una intervista al Fatto Quotidiano. Quel «non mi fido», detto dal numero due del governo, è una staffilata pesantissima per un «grand commis» che nei giorni scorsi, di fronte ai primi attacchi, aveva già fatto intendere di essere pronto a togliere il disturbo per non diventare vittima di una battaglia politica. Ma Di Maio non pare disponibile a cedere su questo fronte. Nell’intervista ribadisce la fiducia a Giovanni Tria ma insiste: «c’è chi ci rema contro».

Difende Casalino

Il vicepremier torna anche sulla vicenda che ha visto protagonista Rocco Casalino, portavoce di Palazzo Chigi, e il suo audio contro i vertici del Mef. «Il problema non è con alcune figure, e tanto meno con il ministro Tria, di cui ci fidiamo. Ma ci sono tanti dirigenti dentro i ministeri che non possiamo toccare, e che rallentano o complicano il lavoro. Per me la Pubblica amministrazione deve essere indipendente, ma in questi anni ci ha messo mano la politica». E aggiunge che, per quanto riguarda il ministero da lui guidato, non potrà cambiarne i dirigenti fino a febbraio (un avviso di sfratto nemmeno troppo implicito...).

Franco, Rivera e Garofoli: chi sono i tre dirigenti dell’Economia nel mirino di M5S
Daniele Franco

La manovra

Quanto alla manovra in corso di definizione, «niente cifre. Ma ci saranno anche tagli. Toglieremo le esenzioni fiscali ai petrolieri. E potremmo inserire il taglio delle pensioni d’oro sopra i 4500 euro netti». Infine il decreto immigrazione: «ci sono alcuni punti che non sono nel contratto di governo, e quindi li discuteremo in Parlamento. È previsto l’adeguamento della disciplina dei permessi di soggiorno agli altri paesi europei. Solo in Slovacchia e in Italia c’è quello umanitario ed è per questo che viene abolito. Questo però non può far ignorare le condizioni delle persone. Per questo verrà introdotto un nuovo tipo di permesso che è quello per casi come calamità naturali e altri. Lo Sprar (il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) continuerà ad esistere così com’è. E varrà per tutti i permessi umanitari in corso e per tutti i rifugiati, compresi i minori non accompagnati e i rimpatri saranno saranno solo verso Paesi in cui ci sono condizioni di sicurezza. I principi costituzionali vanno rispettati, da tutti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT