Milano, 24 giugno 2017 - 00:19

Denise all’esame con il pancione
«Mi fa più paura del parto»

Incinta all’ottavo mese: «Ho studiato all’alberghiero, farò la cameriera»

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«Niente paura / ci pensa la vita / mi hanno detto così». Denise Aouadi, 19 anni, studentessa dell’istituto Lagrange di Milano, guarda di continuo le parole che si è tatuata sul braccio. Sono di Ligabue, ma anche un po’ sue. Lei che a luglio finisce la maturità e in agosto diventa mamma cerca di pensare all’oggi, più che al domani. «Tra il parto e l’esame spaventa di più l’esame — dice —. Le prime prove sono andate bene e sono orgogliosa della tesina. L’ho scritta sulla gravidanza e ho insistito sul diritto all’aborto. Tutti devono poter scegliere, sempre».

Denise, che ha chiamato «Libertà» anche la sua gatta, ha fatto così. Di fronte all’ipotesi di quel bimbo «concepito un po’ per caso», ci ha pensato e alla fine ha deciso di sì. Anche se i genitori la mettevano in guardia e con Manuel sta insieme da poco tempo. Tutto è venuto di conseguenza. Le amiche, nessuna esperienza con i neonati, hanno fatto il giro di oratori e conoscenti per recuperare tutto il necessario, corredino compreso.

Ora Diego, da dentro il pancione, si fa sentire. Scalcia e «fa venire sonno» mentre Denise — madre italiana, padre di origini tunisine — cerca di ripassare per la prova di lunedì, «il Quizzone». Quando nascerà andranno ad abitare tutti e tre insieme ma l’affitto lo pagheranno le famiglie perché Manuel sta ancora cercando un lavoro, e lei per un po’ dovrà stare a casa. «Sogno però di fare la cameriera — sottolinea con piglio —. Per questo ogni mattina per cinque anni mi sono fatta un’ora sui mezzi, prima il tram 4, poi la metropolitana, e ancora il bus 40, da Niguarda alla Comasina. Per questo ho studiato all’alberghiero. Non ci rinuncio». Si tratterà di rimandare un po’ i piani. Non sarà facile, e lei lo sa. «Per il primo anno mi occuperò di Diego. Spero di dormire alla notte e di non sentirmi troppo sola».

Le professoresse sorridono: hanno già avuto prova di cosa è capace Denise, quando si tratta di accudire. E se ne era accorto persino Nando Dalla Chiesa due anni fa: era andato all’Istituto Lagrange per un progetto di sensibilizzazione contro le mafie. E aveva pranzato con i ragazzi. In sala, ad esercitarsi e servire ai tavoli, c’era anche Denise. Fianco a fianco con Stefano, il suo migliore amico, un compagno di classe con la sindrome di Down che lei ha sempre sostenuto, facendogli da guida. Sul suo blog, Nando Dalla Chiesa scriveva: «Pareva un incantesimo. Si muovevano insieme, lui faceva un passo e lei gli stava accanto con occhio premuroso. Aveva nei confronti di lui qualcosa di materno (...). In sala Stefano doveva annunciare cosa offriva e offrirlo senza sbagliare un movimento. Denise andava con lui verso il tavolo, per insegnargli, per evitargli di sbagliare. Suggeriva con infinita dolcezza: “Dì vino bianco”, e più tardi “Dì vino rosso”». A Stefano faceva capire di non avere mai paura, gli mostrava le parole tatuate sul suo braccio. Ora continua a guardarle lei. «Sono in doppia attesa — riflette —. Spero che passi presto la maturità così si scioglie almeno una delle due... la più difficile».

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