Addio a Livio Caputo, maestro di giornalismo con passione e idee forti

di Luigi Ippolito

Scomparso a 87 anni: nel ‘94 divenne senatore di Forza Italia e poi sottosegretario. Il ricordo della sua lunga esperienza al Corriere: un liberal-conservatore d’altri tempi

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Livio Caputo, scomparso a 87 anni

Giornalisti di quella tempra non ne fabbricano più. Con Livio Caputo se ne va un’idea nobile di questo mestiere, animata dalla passione e sorretta da convinzioni forti. Ma Livio non è stato solo un gigante della carta stampata: politico, finanche per un tratto uomo di governo — come sottosegretario agli Esteri — ha saputo mettere le sue doti e la sua esperienza al servizio di tutti.

Ho avuto il privilegio di avviare i primi passi in questo lavoro sotto la sua guida, quando Caputo era capo della redazione Esteri del Corriere, alla fine degli anni Ottanta. E allorché, molto tempo dopo, mi toccò l’immeritato onore di sedere su quella stessa poltrona, ricordo che il primo giorno, fra un senso di vertigine nella testa, mi chiesi: «Cosa avrebbe fatto adesso Livio?». Perché Caputo sapeva in primo luogo guidare e ispirare chi aveva la fortuna di poter lavorare con lui. E accompagnava tutto ciò con un atteggiamento quasi paterno verso i più giovani.

La sua esperienza internazionale aveva pochi eguali nel giornalismo italiano, forgiata letteralmente sui campi di battaglia: amava ricordare il passaggio in Vietnam al seguito delle truppe americane, dove, confidava non si sa se per scherzo o sul serio, aveva pure tirato una granata all’indirizzo dei Vietcong.

Idee forti, quelle di Caputo: un liberal-conservatore d’altri tempi, soprattutto un anti comunista convinto. Ma al tempo stesso non lasciava mai che tutto ciò lo accecasse nella valutazione di una notizia.

Fu proprio negli anni al Corriereche Livio vinse il Premio Hemingway per la gestione dei servizi sulla prima Guerra del Golfo: furono quelli giorni e notti infaticabili, dove Caputo rimase per settimane saldamente al comando della sua truppa, gestendo le operazioni come un vero teatro di guerra.

Prima di allora era stato a Bonn come corrispondente del Corriere dell’Informazione e di Gente, a Londra per Il Resto del Carlino, La Nazione ed Epoca e a New York come capo dell’ufficio dei periodici Mondadori. Quindi le esperienze da direttore, alla guida prima di Epoca e poi del quotidiano La Notte.
Dopo il Corriere, Caputo passò come vicedirettore al Giornale, dove era già stato inviato ed editorialista e del quale nelle ultime settimane è stato direttore ad interim. Nel 1994 venne eletto al Senato nelle file di Forza Italia e assunse la carica di sottosegretario agli Esteri nel primo governo di Silvio Berlusconi, che ieri ha espresso «profondo dolore» per la scomparsa di «un grande giornalista liberale e grande amico».

15 giugno 2021 (modifica il 15 giugno 2021 | 08:34)