4 novembre 2019 - 13:14

Alberto Rivolta: il talento dell’Inter dei record fermato dalla malattia

L’ex difensore è morto a Monza a 52 anni. Tutto era cominciato con un mal di schiena, poi la scoperta di un tumore degenerativo del sistema nervoso. Gli striscioni dei tifosi

di Federico Pistone

Alberto Rivolta: il talento dell'Inter dei record fermato dalla malattia Alberto Rivolta ai tempi dell’Inter di Trapattoni
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18 giugno 1989: Trapattoni fa un cenno alla panchina. L’Inter ha già vinto lo scudetto dei record (26 vittorie su 34 partite), c’è gloria anche per quel ragazzino che aveva già debuttato in nerazzurro contro la Juve e che aveva indossato l’Azzurro per i Mondiali in Cile con la Nazionale Under 20. Fuori Ramon Diaz, spalla ideale del bomber Aldo Serena, dentro Alberto Rivolta, brianzolo di Lissone, classe 1967.

La cronaca spietata ci suggerisce anche una fine, Monza 3 novembre 2019. Se n’è andato un giorno prima di compiere 52 anni, circondato dall’affetto della moglie Patrizia e dei suoi figli di 16 e 22 anni. Un abbraccio lunghissimo, venticinque anni prigioniero di una malattia rara e spietata, l’ependimoma midollare, tumore degenerativo del sistema nervoso centrale, un supplizio senza fine. Affrontato con tanta, immensa dignità.

Il 17 settembre scorso, Alberto si era commosso quando in tv vide lo striscione esposto dalla Nord di San Siro in eurovisione, durante Inter-Slavia Praga: «Testimone di un’epoca indimenticabile. Rivolta tieni duro». Quel male, che si era manifestato nel 1994 con un semplice mal di schiena, lo aveva minato costringendolo all’abbandono dell’attività sportiva. Operazioni chirurgiche e speranze a ripetizione fino alla paralisi del 2013 e la rassegnazione alla «sopravvivenza» pura. Ma senza mai perdere l’ottimismo e l’amore dei cari, compresi gli ex interisti che lo andavano a visitare spesso e volentieri all’hospice monzese di Santa Maria delle Grazie. L’ultimo sorriso gliel’aveva concesso Javier Zanetti in un selfie che diventa il simbolo di una vita all’insegna della sofferenza e dell’amore.

Era destinato a una carriera da difensore di prima grandezza — nonostante tutto ha collezionato 25 presenze fra i professionisti e uno scudetto appuntato al petto come una medaglia —, Alberto Rivolta si è rivelato un protagonista ancora più prezioso di umanità e di coraggio, conquistandosi molto più dell’affetto del popolo nerazzurro e di tutto il calcio. L’ultimo saluto martedì 5 novembre alle 14 alla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Lissone.

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