La lezione di Franco Cassano

diSilvio Suppa

L’insegnamento dell’intellettuale scomparso

Proprio il concetto di approssimazione, che vuol dire contemporaneamente avvicinamento e provvisorietà di ogni giudizio, ci aiuta a leggere nella pandemia in atto il volto di un male tanto acuto, quanto imprevisto, a causa della semplicità di un’esperienza misurata solo in potere e accumulazione. Come la scienza ci ha rivelato, il contagio è figlio di scarso controllo dei confini fra natura e urbanizzazione, fra equilibri indisponibili per l’uomo, e allargamento dello spazio civile fino all’incivile invasione di un campo che non si può codificare con i numeri. Ecco la cattiva approssimazione, con il suo sviluppo, tanto più mascherato da trionfo della ragione, quanto più profondamente irrazionale e avventuroso. Come spiegare diversamente questo progresso, che non scorge i nuovi poveri, o li scorge tardi e per caso, e non si rende conto che la natura non è solo turismo e tempo libero? Ecco la voce di Cassano, che considera giunto il tempo di recuperare la radici della propria terra, materia di ogni umanità, per prepararsi all’incontro di pace offerto dal mare, barriera liquida per il libero incontro fra etnie, religioni e linguaggi di tutte le alterità. E infine, nella luce dei ricordi, una considerazione per il Sud, certo non più inscritto nell’antica questione meridionale, ma che potremmo ritrovare nella sua densità se cominciassimo a pensarlo come luogo di unione, di differenze e di significati arcaici e moderni, comunque produttivi in quanto sottratti alla corta convenienza dello scambio per il solo arricchimento.

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2 marzo 2021 2021 ( modifica il 2 marzo 2021 2021 | 09:31)