22 maggio 2020 - 07:33

Claudio Ferretti è morto a 77 anni: era la storica voce di «Tutto il calcio minuto per minuto» e del «Processo alla tappa»

Il giornalista Rai aveva condotto anche il Tg3. Era figlio d’arte di Mario, l’uomo che raccontò le grandi imprese di Fausto Coppi

di Marco Bonarrigo

Claudio Ferretti è morto a 77 anni: era la storica voce di «Tutto il calcio minuto per minuto» e del «Processo alla tappa» Ansa
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La telecronaca per Claudio Ferretti era affare di famiglia. Voce celebre della radio e della televisione di stato ai suoi esordi, il giornalista, morto il 21 maggio a Roma a 77 anni, era figlio di Mario, assunto nel 1948 alla Rai da Vittorio Veltroni e spedito seduta stante a coprire il Giro d’Italia. A Mario, all’epoca 27enne, l’onore di raccontare la leggendaria Cuneo-Pinerolo del 21 maggio 1949, la tappa più celebre della storia della corsa rosa, per cui inventò il non meno leggendario incipit «Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi».

Claudio, classe 1943, entrò in Rai vincendo il concorso per cronisti alla fine degli Sessanta, passò attraverso «Tutto il calcio minuto per minuto» che condusse assieme a Roberto Bortoluzzi, raccontò oltre al calcio atletica leggera, pugilato e ciclismo, passò alla conduzione del Tg3 (quello di Angelo Guglielmi), tornando all’amatissimo ciclismo per condurre il processo alla Tappa al Giro d’Italia dal 1998 al 2000. Nel suo curriculum anche una quindicina di libri, trasmissioni come «Tele Sogni» e la direzione della redazione cultura della terza rete.

Al contrario del padre (classico inviato genio e sregolatezza, Mario lasciò moglie e figlio adolescente per andare a vivere in Sudamerica con l’attrice Doris Duranti che poi piantò in asso per una miss locale), Claudio oltre che cronista era anche un colto, rigoroso, garbato conduttore e organizzatore di trasmissioni. «Mio padre era stato epurato dalla tv in quanto ex fascista — raccontò Claudio — ma fu richiamato in occasione del Giro del 1949 quando il titolare della telecronaca fu licenziato per aver fatto pubblicità nemmeno troppo occulta a un marchio di biciclette. Vittorio Veltroni, che era stato compagno di scuola di mio padre al Liceo Mamiani a Roma, lo impose per condurre la radiocronaca a Giro già partito. E lui cominciò proprio dalla Cuneo-Pinerolo. La frase ”Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi” papà la trasformò in marchio di fabbrica lanciandola ogni volta che Coppi andava in fuga solitaria. Quello di Mario con Fausto era un legame speciale: quasi coetanei, si conoscevano fini da bambini perché papà era nato a Novi Ligure».

Nella sua conduzione del «Processo alla Tappa», Claudio Ferretti mescolò tradizione (lasciando spesso infiammare la polemica tra corridori che avevano microfono aperto) e innovazione: sua l’idea di lanciare in mezzo al gruppo la mina vagante Enrico Lucci (che poi diventerà una «Iena» di punta) tra i corridori del Giro che provocava in modo scomposto provocando le ire degli ortodossi della tv. «Mi presentai da Ferretti da studente e perfetto sconosciuto — ricorda Lucci —. Gli tesi un’imboscata in redazione con in mano una videocassetta, chiedendogli di visionarla per capire se avevo i numeri per fare tv. La cassetta si ruppe e lui, invece di tagliar corto, dopo un’ora di lavoro riuscì ad aggiustarla con lo scotch. Da quel momento è nata la nostra amicizia e la mia carriera. Dopo tre anni mi chiamò a collaborare con lui e Sandro Ciotti in Rai e la mia carriera cominciò. Era un grandissimo signore».

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