4 dicembre 2018 - 10:30

L’addio commosso a Sandro Mayer:
il direttore dei record

A Milano tanti colleghi e volti della tv hanno salutato per l’ultima volta il giornalista che guidava il settimanale «Di Più». L’editore Urbano Cairo: «Mayer era un maestro»

di Candida Morvillo

L’addio commosso a Sandro Mayer:  il direttore dei record
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Colleghi giornalisti, personaggi famosi, milanesi comuni... C’era una folla, ieri, nella parrocchia San Babila di Milano, per l’ultimo saluto a Sandro Mayer. Il direttore e fondatore dei settimanali Di Più e Di Più Tv scomparso all’improvviso il 30 novembre. Il presidente di Rcs Urbano Cairo, suo ultimo editore, arriva in chiesa con la moglie Mali. Ricorda Mayer come un maestro di giornalismo: «Abbiamo sognato tante cose insieme e le abbiamo realizzate oltre ciò che pensavamo. Ha lasciato un segno talmente forte nei giornalisti che hanno lavorato con lui che sarà come averlo sempre con noi. Per me Sandro era uno di famiglia, gli voglio bene».

L’ultimo saluto

Impressionante la concentrazione di direttori: Umberto Brindani di Oggi, Roberto Alessi di Novella 2000, Angelo Ascoli di Diva e Donna, Paolo Occhipinti che ha diretto Oggi, Andrea Monti della Gazzetta dello Sport, Silvana Giacobini, che di Mayer era stata dirimpettaia quando lui dirigeva Gente e lei Gioia, e negli anni in cui lui dirigeva Dipiù e lei Diva e Donna. Tutti sono stati concorrenti di Mayer lungo i quasi cinquanta anni di carriera che l’hanno visto dirigere anche Novella 2000 ed Epoca. Giacobini, la voce spezzata, mormora: «Siamo tutti qui, siamo una rete di colleganza e di fratellanza che andava oltre la gara a chi vendeva di più in edicola. Oggi, va via un pezzo di vita». La chiesa è piena. C’è Giuseppe Ferrauto, direttore generale di Cairo Editore, c’è Milly Carlucci, lo sguardo nascosto dagli occhiali scuri, in silenzio fra Cristiano Malgioglio e Giovanni Ciacci. Lo aspettava alla riapertura di «Ballando con le stelle», dove Mayer era commentatore fisso. Isabella, la figlia di Mayer, giornalista anche lei, incinta di sette mesi, cerca lo sguardo della mamma Daniela e ricorda quanto il papà «fosse curioso nell’anima e non riuscisse a scindere la persona dal giornalista». Racconta che, in taxi, lui si sedeva davanti e cominciava a far domande al tassista. E ogni, volta, quando scendevano, diceva: «Hai sentito che bella storia?». Poi scuoteva la testa e sospirava: «Eh sì, ogni uomo ha una storia da raccontare». Riuscire a leggere il cuore delle persone, ha detto, era il dono di suo padre. Secondo le sue volontà, Mayer sarà cremato, e riposerà accanto ai genitori.

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