Addio ad Armando De Stefano. Diede forma alla Storia

diMirella Armiero
Addio ad Armando De Stefano. Diede forma alla Storia
Addio ad Armando De Stefano. Diede forma alla Storia

Lo stesso De Stefano, in un’intervista rilasciata a Eleonora Puntillo, dalla quale riportiamo sotto uno stralcio, ricordava gli esordi della sua carriera e la data precisa della nascita del Gruppo Sud al quale aderì da subito. «Una domenica mattina nella primavera del ’47, nel salone del Collegio Ingegneri e Architetti alla Riviera di Chiaia, dove dopo l’inaugurazione di una mostra s’era discusso sulle sorti delle arti visive, Prunas lanciò l’idea di un Gruppo Sud dell’Arte, che si costituì seduta stante». Con l’artista c’erano Guido Tatafiore, Renato De Fusco, Mario Tarchetti, Alfredo Florio, Vincenzo Montefusco, Raffaele Lippi; i giovani del Gruppo Sud si riunivano nella galleria Al Blu di Prussia di Guido Mannajuolo. Lì vennero esposte opere di Paolo Ricci, Renato Barisani, Antonio Venditti, Emilio Notte, che di De Stefano fu uno dei maestri. «Volevamo svecchiare la cultura artistica napoletana, rinnovare, contestare, aprirci alla cultura europea che ci era stata rivelata giusto pochi mesi prima di quella domenica, con la mostra all’Istituto culturale francese dove, per la prima volta, avevamo visto opere di Picasso, Matisse, Chagall, Braque». Tra gli artisti stranieri più amati da De Stefano c’era anche Francis Bacon, al quale si ispirò in una fase successiva del suo lavoro, realizzando tele in cui la figura umana non è analiticamente descritta ma piuttosto suggerita, utilizzata come simbolo.

Tra i cicli più famosi di De Stefano, quello di «Odette e il Jolly», dal taglio surreale, ma soprattutto quelli storici, dedicati alla Rivoluzione partenopea del 1799 (tema a cui si interessò a partire dal 1970, poi ripreso per il bicentenario), ma anche ad altri episodi della vicenda napoletana, da Masaniello a Murat. Del resto De Stefano amava Napoli profondamente e non l’aveva mai voluta lasciare per trasferirsi altrove, nonostante le sue opere avessero viaggiato in tutto il mondo e fossero presenti in collezioni internazionali, anche oltreoceano. Amava anche la costiera, di cui era assiduo frequentatore fin dagli anni Sessanta con i figli Gianlorenzo e Stefano, storico collaboratore di questo giornale, critico d’arte e teatrale e docente dell’Accademia. E proprio in costiera, a Vico Equense, verrà seppellito oggi accanto ai compagni di militanza Gerardo Chiaromonte e Carlo Fermariello.

In gioventù De Stefano era stato pianista di talento, aveva coltivato la passione per la musica insieme a quella per il disegno. E durante l’occupazione alleata si guadagnava da vivere suonando e facendo ritratti. Ne volle uno perfino il generale Clark e per farlo realizzare al giovane artista lo invitò a Cassino mentre infuriava la battaglia. De Stefano disegnava a fatica, ma portò a termine il compito. La strada era segnata, la tela vinse sul pianoforte e De Stefano si preparò a diventare uno dei più grandi artisti napoletani di questi anni.

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16 marzo 2021 2021 ( modifica il 17 marzo 2021 2021 | 21:29)