È morto Boniperti, l’ex calciatore della Juventus aveva 92 anni

di Paolo Tomaselli

È morto nella notte fra giovedì e venerdì, a Torino, per una insufficienza cardiaca Giampiero Boniperti, bandiera e presidente onorario della Juventus

desc img

Giampiero Boniperti — morto nella notte per un’insufficienza cardiaca — era «lo juventino più juventino di tutti», secondo la felice definizione dell’avvocato Agnelli. E lo resterà per sempre, come uomo del secolo bianconero: scrutinato al provino da calciatore dal leggendario Felice Borel, bomber degli anni 30, Boniperti ha chiuso la sua lunga carriera da presidente lanciando Alessandro Del Piero e godendosi poi da presidente onorario e tifoso numero uno anche l’era di Cristiano Ronaldo. Un viaggio straordinario, sempre e per sempre nel nome della Vecchia Signora.

Boniperti è stato il presidente della Grande Juve degli anni Settanta e Ottanta: da Anastasi a Platini, da Paolo Rossi a Cabrini e Tardelli, l’epopea bianconera è stata scritta in prima persona da lui, uomo di ferro nelle decisioni, famoso per le trattative sempre al ribasso e per il rispetto quasi militaresco dell’etichetta e degli accordi: nell’estate del 1976 faceva firmare i rinnovi di contratto davanti alla foto del Perugia, che aveva fatto perdere lo scudetto ai bianconeri a favore del Torino. Un metodo che però ha fatto la differenza, consentendo alla Juventus di staccare la concorrenza in Italia, dal punto di vista degli scudetti vinti, e di vincere tutti i trofei possibili in Europa, compresa la Coppa Campioni alzata purtroppo nella notte più nera, quella dell’Heysel.

Boniperti, la vita e la carriera

Boniperti da Barengo, provincia di Novara, è stato prima di ogni altra cosa uno dei più forti giocatori ad aver vestito la maglia bianconera: arrivò a Torino nell’estate del 1946, debuttando il 2 marzo 1947, come una promessa di rinascita dopo la guerra e una premessa di rivincita sul Grande Torino, che dominava in lungo e in largo. L’allenatore che lo fa esordire è un’altra leggenda: Renato Cesarini. La tragedia di Superga crea un vuoto e cambia le gerarchie: la Juve di Boniperti e John Hansen torna a vincere lo scudetto nel 1950, dopo 15 anni. È l’inizio di una nuova storia nella quale «Boni» non manca mai: l’altro soprannome, «Marisa», a causa della sua voce un po’ stridula e della sua eleganza, glielo aveva appicciato l’interista Benito Lorenzi, che non a caso era detto «Veleno».

Boniperti e l’Avvocato

La chimica con l’Avvocato è folgorante fin da subito: nel 1954 il giovane presidente accoglie il suo giocatore più rappresentativo in uno dei suoi allevamenti. Il ragazzo è figlio di un agricoltore, gioca sul suo terreno e quando Agnelli gli offre l’opportunità, gli chiede una mucca come premio per ogni gol messo a segno. Però il giocatore sceglie solo quelle gravide, dimostrando quella saggezza contadina che ne farà uno dei più grandi dirigenti della storia del calcio italiano.

Boniperti calciatore e dirigente

Con Charles e Sivori, Boniperti forma il Trio Magico e consolida la propria fama e quella della Juve negli anni del boom e della crescita della Fiat: si ritira il 10 giugno 1961, all’improvviso, mostrando la freddezza e la lucidità nelle scelte che saranno il suo marchio di fabbrica anche da presidente, assieme alla celebre frase «vincere è l’unica cosa che conta».

Da dirigente e poi da presidente, i suoi grandi rimpianti si chiamano Pelé (nel 1962) e soprattutto Gigi Riva, ma i grandi colpi – Rossi, Platini, Baggio, Del Piero su tutti — e le tantissime vittorie superano ogni rimpianto. Grazie anche al suo allenatore-feticcio, Giovanni Trapattoni, con il quale forma un’altra coppia che rimarrà per sempre nella storia, non solo della Juve.

Sfuggente davanti ai microfoni, incubo dei giornalisti ai quali risponde sempre con altre domande per svicolare sulle risposte, Boniperti è il braccio di Gianni e Umberto Agnelli, con il quale l’intesa professionale e umana è totale, almeno fino al febbraio ‘90, quando la voglia di rinnovamento lo costringe a farsi da parte. Il fallimento dell’esperimento Maifredi però lo riporta subito in sella, come amministratore delegato: la coppia col Trap si riforma e porta un’altra Coppa Uefa, fino all’addio del 1994.

E un altro ritorno, dal sapore diverso, nel 2006, come presidente onorario, per riportare Madama fuori dalle secche di Calciopoli. Un’altra missione compiuta, fino all’inaugurazione dello Stadium, con il presidente Andrea Agnelli, come un cerchio che si chiude e che tiene dentro tutto quanto: l’immagine di Boniperti nel nuovo impianto con Alessandro Del Piero è l’ultima grande cartolina in bianconero. Firmata dallo juventino più juventino di sempre.

18 giugno 2021 (modifica il 18 giugno 2021 | 09:14)