30 gennaio 2019 - 11:07

Addio a Egisto Pandolfini, architetto dello scudetto viola

Da direttore sportivo con l’abilità di un rabdomante del pallone, scoprì Superchi, Merlo, Esposito, Chiarugi

di David Guetta

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Fu il vero architetto della Fiorentina del secondo scudetto. Con Egisto Pandolfini, scomparso martedì a 93 anni, non si poteva neppure provare a parlare male di qualcuno con la maglia viola perché col suo modo garbato e ironico metteva all’angolo l’interlocutore. Eppure da calciatore era stato esiliato, anche se per motivi di bilancio. Ci aveva sofferto molto perché non sarebbe mai voluto partire dalla sua città. Pandolfini era un centrocampista molto bravo, da Nazionale, uno che si inseriva benissimo e nel 1952 se ne andò alla Roma per risanare l’esangue bilancio viola. Se fosse rimasto, sarebbe certamente entrato negli undici del primo scudetto. Il meglio però doveva venire e arrivò da direttore sportivo alla metà degli anni ’60 quando, con l’abilità di un rabdomante del pallone, scoprì Superchi, Merlo, Esposito, Chiarugi, cioè l’ossatura della formazione Campione d’Italia nel 1969. Se ne è andato alla vigilia di Fiorentina-Roma, la sua partita, difficile pensare che non sia stato un segno del destino.

«Grande dispiacere per la scomparsa di una vera gloria viola, che resterà nel cuore di ogni tifoso sia come giocatore che come dirigente». Lo ha detto l’assessore allo sport del Comune di Firenze Andrea Vannucci, dopo aver appreso della morte di Egisto Pandolfini. «Sono vicino alla famiglia - ha concluso - in un momento di lutto che addolora la città e il mondo del calcio italiano».

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