28 ottobre 2020 - 14:53

Morto Pino Scaccia, storico corrispondente Rai: leone dalla schiena diritta tra Che Guevara e l’Iraq

Aveva 74 anni ed era ricoverato al San Camillo di Roma da settimane a causa del Coronavirus. Raccontò le guerre del ventesimo secolo, alfiere del giornalismo in tv

di Antonio Ferrari

Morto Pino Scaccia, storico corrispondente Rai: leone dalla schiena diritta tra Che Guevara e l'Iraq
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È morto Pino Scaccia, storico inviato della Rai ed ex capo redattore dei servizi speciali del Tg1. Romano, aveva 74 anni. Era ricoverato da qualche settimana al San Camillo di Roma e si è aggravato a seguito delle complicazione dovute all’infezione da Covid. Il vero nome del giornalista era Giuseppe Scaccianoce, è stato inviato sui principali eventi internazionali degli ultimi 40 anni, in prima linea anche su temi italiani, dalla mafia al terrorismo. Ecco il ricordo del nostro inviato Antonio Ferrari che con lui ha condiviso molti scenari di guerra. E non solo.

Quando un caro amico del Corriere, ben più giovane di noi due, mi ha chiesto questo ricordo di Pino Scaccia, ho avuto un momento di vero cedimento. Cristo, anche lui, mi sono detto mentre seguivo con la moviola della malinconica i ricordi di un collega che per me è stato un grande compagno di strada, una stella di un certo giornalismo che non c’e’ più. Non so quante volte ci siamo incrociati, nelle praterie del Medio Oriente, nelle zone più pericolose: lui alfiere di un giornalismo televisivo davvero indimenticabile, sempre con la schiena dritta, e io quasi reduce di una carta stampata dimezzata, ma anche pronto ad accettare la sfida del web e dei social.

Ridevamo spesso perché lo prendevo in giro con una di quelle battute che nascono dalla reciproca stima e simpatia. Eravamo coetanei, ma io ero nato a novembre e lui a maggio dello stesso anno, il 1946, e quindi scherzavo chiamandolo “vecchione”. Era un gioco nel quale annegavano e si esaltavano i ricordi e le emozioni di una intera vita professionale. Con Pino abbiamo condiviso molte delle inchieste più tormentate, negli anni del terrorismo. E dopo ci siamo incontrati durante la prima guerra del Golfo, in Iraq, e poi nella ex Jugoslavia. Spesso, la sera, con una certa invidia, gli chiedevo di raccontarmi di Che Guevara, nostro comune mito; di Chernobyl, di Baldoni che io purtroppo non ho mai incontrato.

Ci hai lasciato, mi hai lasciato caro Pino. Ti confesso che mi sono venute le lacrime agli occhi. Non ridere, ti prego. Da coetaneo, lievemente più giovane di te, mi farebbe male. Mi sa che, ovunque ti trovi, saresti pronto a mandarci un altro dei tuoi fantastici reportage, magari chiedendomi un commento. Mi manchi e mi mancherai, Leone disinvolto. Quel male che ti ha tolto di mezzo non annienterà mai il tuo ricordo. Ciao “vecchione”. Ti voglio bene.

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