21 agosto 2021 - 14:56

Gino Strada, code alla camera ardente. Già 50 mila firme per intitolargli piazzale Cadorna

Raccoglie consensi la petizione lanciata dopo la morte del medico. Sala: «Ne parleremo dopo questa giornata. Importante dedicargli qualcosa che rimanga, ma pensiamo anche a un momento di ricordo». In 5 mila per l’ultimo saluto

di Mariavittoria Zaglio

Gino Strada, code alla camera ardente. Già 50 mila firme per intitolargli piazzale Cadorna
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Aperta da sabato alle 16 la camera ardente per Gino Strada a Casa Emergency in via Santa Croce. Fino a lunedì accoglierà chi vuole dare l’ultimo saluto al medico fondatore dell’associazione, morto in Francia il 13 agosto scorso. A un’ora dall’apertura del cancello erano già 300 le persone in una fila. I primi sono arrivati alle 13. Poi la coda si è snodata all’interno del Parco delle Basiliche. Una coppia di signori di Rescaldina, delle volontarie di Emergency arrivate da Genova. C’è chi ha dormito vicino a via Santa Croce per essere tra i primi. Famiglie con bambini. Il caldo non preoccupa, «lui se lo merita, è doveroso essere qui per celebrarlo». Compaiono ombrelli, ventagli, zaini sorretti sulla testa. Non hanno mai incontrato Gino (a cui si dà del tu) ma vogliono esserci per dirgli «grazie, sempre».

Si entra con i corpi rigidi, dopo ore di coda. Nella camera ardente, accanto all’urna, una foto del fondatore di Emergency sorridente sulla spiaggia a Honfleur, in Normandia. Sopra di lui, le sue parole: «I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi». L’onda di uomini e donne prosegue senza sosta dentro la sede di Emergency. Occhi lucidi, mani raccolte. Cosa dire? «Se ne va la parte migliore della chirurgia umanitaria», «un leader buono che non so se riuscirò a trovare nella mia vita». Di sottofondo per «l’arrivederci a Gino» niente preghiere. Si sente Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd, una delle sue canzoni preferite. «Gino ha saputo creare una comunità di persone legate da principi e valori forti che vanno al di là delle barriere, dei colori della pelle e delle religioni. Credo che questo sia davvero il messaggio forte che ci lascia e che ci impegniamo a portare avanti» ha detto Rossella Miccio, presidente di Emergency, fuori dalla camera ardente. «È stato un faro nella nebbia per tantissime persone».

«Se tutti vivessimo come ci ha insegnato Gino Strada sarebbe un mondo perfetto dove tutti possono essere curati e tutti si prendono cura di chi ha bisogno» ha aggiunto il presentatore Flavio Insinna.«Sono qui da volontario di Emergency. Si viene per dire grazie ancora una volta a un uomo straordinario che ci ha fatto sognare un mondo di diritti per i più deboli: diritti a essere curati e a prendersi cura per le persone». E per don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, con la perdita di Strada «questo Paese perde un po’ di coraggio, lui ci ha insegnato che bisogna avere il coraggio di avere più coraggio, ci ha insegnato nei fatti e non solo nelle parole che bisogna alzare la voce quando tocchiamo con mano la povertà e le diseguaglianze». «È stato per tanti un esempio di coerenza, quindi credo che sia giusto che gli sia riconosciuto quello che ha fatto e soprattutto sia importante portare avanti le battaglie, le lotte e gli ideali per cui lui ha vissuto» secondo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, in coda a Casa Emergency. In via Santa Croce anche l’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, accompagnato dalla moglie Milly e dal figlio Angelomario. «Di Gino Strada ricordo il coraggio e la grande intelligenza. Sono commosso». A mezzogiorno di sabato si contavano 5.500 persone passate per la camera ardente.

Intanto è arrivata a 50 mila firme la petizione online su Change.org per dedicargli piazzale Cadorna a Milano. La proposta è stata rilanciata sui social network anche dai Sentinelli. L’amministrazione comunale la sta ancora valutando. «Ho sentito la moglie e la presidente di Emergency — ha spiegato il sindaco Beppe Sala al suo arrivo alla camera ardente — . In questi giorni abbiamo deciso di pensare a questa giornata, però certo credo che sia importante dedicargli qualcosa che rimanga, ma anche un momento di ricordo, come credo avrebbe voluto lui, anche allegro, anche vivo. Però ci penseremo a valle di questa giornata». Sala ha poi spiegato di essere venuto «con la duplice veste: di sindaco in primis, e di amico. Eravamo amici e oggi ho tanti ricordi di momenti insieme. Io di Gino, come tutti noi, apprezzavo quello che ha fatto e secondo me aveva una caratteristica particolare: lui non parlava mai al passato, guardava sempre avanti al futuro e in questo era veramente straordinario, anche unico».

Anche altrove si parla di omaggi a Strada . Nel Cremonese si valuta di intitolargli l’ospedale Maggiore di Crema. Diversi i pareri favorevoli, come quello del sindaco Stefania Bonaldi. «Si tratta di una bella proposta — ha detto alla Provincia di Cremona — che riconosce il valore di un grande medico, e al contempo si rivela molto sfidante, soprattutto per l’idea di sanità coltivata, perseguita e praticata da Gino Strada. Vale a dire una sanità pubblica, che garantisca un diritto pieno alla salute per tutti e per tutte».

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