Raffaella Carrà, Bob Sinclar: «Una donna straordinaria. Me ne sarei innamorato»

di Paolo Decrestina

Il dj superstar aveva conosciuto la showgirl per il remix di «Far l’amore». Da quel momento è nata un’amicizia tra i due che non è mai venuta meno

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«Se l’avessi incontrata in un altro momento, se fossi stato un po’ più grande, probabilmente mi sarei innamorato di lei». Raffaella Carrà ha illuminato la vita di Bob Sinclar. E se oggi il dj francese parla d’amore, è perché la loro unione, nata nel 2011 con il successo di «Far l’amore», remix del brano di Raffa del ‘76, è stata più di una collaborazione artistica, ma «vera amicizia, scambio di energia». E per raccontare la sua Raffaella il produttore, star in tutto il mondo, chiede di parlare con la sua lingua, il francese, perché per i sentimenti profondi servono le parole giuste. Passa solo per un attimo all’italiano e dice che Raffaella era una bella persona.

Com’è stato il vostro primo incontro?

«Quando le ho proposto di rifare la sua canzone mi ha risposto: “Non so, prima di decidere devo incontrarti. Non posso lavorare con qualcuno che non ho mai visto di persona”. Abbiamo cenato insieme e ho avuto subito l’impressione di conoscerla da tanto tempo: è stato strano, ma è andata così».

La cena è andata bene, quindi.

«Sì, alla fine mi ha detto: “Non faccio musica da dieci anni ma mi sei piaciuto, ok, facciamolo”».

Cosa le aveva fatto capire di lei la richiesta di conoscerla?

«Che c’era una ragione dietro tutto il mondo di Raffaella. Le persone che non sono “vere”, quelle che pensano al business, non lavorano per le ragioni giuste. Raffaella ha incarnato la gioia, ha portato avanti delle vere battaglie, quella per le donne, per i gay, ed è per questo che io la considero una persona vera. Ha utilizzato la fama per fare cose».

Ed è per questo che siete poi diventati amici?

«Sì, con le persone con le quali collabora, Raffaella creava una famiglia, restava fedele. Abbiamo iniziato a lavorare assieme e, allo stesso tempo anche a parlare molto: la chiamavo per sapere come stesse, mi parlava dei suoi progetti e mi chiedeva cosa ne pensassi: eravamo in un rapporto di grande confidenza».

Uniti dall’affetto e dall’amore per la libertà.

«Quando sei una figura molto mediatica è importante veicolare messaggi giusti. Lei credeva tanto nella libertà: delle donne, sessuale. Anch’io mi considero una persona libera, ho deciso di fare il mestiere che amo — la musica — e trovo che nella comunità della quale faccio parte non ci siano frontiere, non esistono tra generazioni, colori, religioni. Ecco, credo che Raffaella avesse davvero ben presente tutto questo».

Come si riconosce un artista mosso da questo desiderio di diffondere messaggi d’amore?

«L’amore si manifesta attraverso l’energia: incontri qualcuno e subito questa persona ti comunica un’energia positiva o negativa. Per questo Raffaella ha voluto incontrarmi di persona quella sera. Ed è per questo che dico che avrei potuto innamorarmi. Era una donna molto bella, con grandi valori, non carrierista, non cattiva, non volgare, animata da bei pensieri. Poi Raffaella sapeva di avere una missione».

Cosa rimane nel cuore, dopo aver perso una persona così?

«La reazione immediata è provare una tristezza enorme. Ma so anche che per me è stato qualcosa di meraviglioso aver avuto la fortuna di incrociare il suo cammino. Ne ho ricavato tanto. E quindi sì, ho anche una sorta di felicità nel cuore».

Perché Raffaella non era come gli altri colleghi?

«Ho lavorato con grandi nomi e non mi piace parlarne, perché non sono belle persone. Lei invece si chiedeva sempre cosa avrebbe potuto fare per gli altri, come avrebbe potuto utilizzare il suo successo per far del bene alle persone. Credo sia andata via sapendo che tutti l’amavano».

6 luglio 2021 (modifica il 6 luglio 2021 | 20:24)