14 aprile 2019 - 10:26

Roma: è morto Giuseppe Ciarrapico, l’ex senatore aveva 85 anni

Era ricoverato nella clinica Quisisana. Imprenditore, politico ed editore italiano, ex senatore del Popolo della Libertà, è stato anche gestore delle terme di Fiuggi e, dal 1991 al 1993, presidente della A.S. Roma

di Carmen Plotino e Clarida Salvatori

Ciarrapico nel 2008 (Jpeg) Ciarrapico nel 2008 (Jpeg)
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È morto a Roma dopo una lunga degenza di oltre due mesi, domenica 14 aprile, Giuseppe Ciarrapico. L’ex senatore della Repubblica, aveva 85 anni ed era ricoverato nella clinica pariolina di Roma Quisisana. Ciarrapico è stato un imprenditore, politico ed editore italiano, ex senatore del Popolo della Libertà, è stato anche gestore delle terme di Fiuggi (carica che gli valse il soprannome di «re delle acque minerali») e, dal 1991 al 1993, presidente della A.S. Roma.

La politica

Nato il 28 gennaio del 1934 a Roma, in gioventù è stato simpatizzante fascista. Negli anni, però, si avvicinò alla corrente andreottiana della Dc, rimanendo comunque in buoni rapporti sia con Giulio Andreotti che col missino Giorgio Almirante. Dal 2008 al 2013 fu senatore per il Popolo della Libertà, candidato nel Lazio su richiesta di Silvio Berlusconi nonostante il parere contrario di Alleanza Nazionale.

I guai giudiziari

Ciarrapico è stato implicato in diverse vicende giudiziarie. La più nota fu quella del lodo Mondadori: il suo intervento venne sollecitato da Carlo Caracciolo perché facesse da intermediario nello scontro giudiziario fra gli imprenditori Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti per il possesso della casa editrice Arnoldo Mondadori editori. Nel 1993 a seguito dell’arresto per bancarotta fraudolenta, Ciarrapico lasciò la presidenza della A. S. Roma, società che aveva acquistato due anni prima. Nello stesso anno venne indagato per lo scandalo Safim-Italsanità. Nell’ambito dell’indagine, Ciarrapico fu incarcerato a Regina Coeli il 21 marzo del ‘93, ma dopo un mese, gli furono concessi i domiciliari. Del ‘96 è la condanna per bancarotta fraudolenta nel processo per il crac del Banco Ambrosiano. Nel 2000, dopo 7 anni di processo, diventa definitiva quella per finanziamento illecito ai partiti, ma considerata la sua età Ciarrapico viene affidato ai servizi sociali. Altri guai giudiziari arrivano nel 2010 quando la procura di Cassino chiede per lui il rinvio a giudizio con l’accusa distalking a mezzo stampa nei confronti della giornalista Manuela Petescia. Sempre in ambito editoriale gli vengono sequestrati immobili, quote societarie e conti correnti (secondo la magistratura, un bottino da circa 45 milioni di euro) accumulati indebitamente per truffe alle società. Nel 2012 l’imprenditore viene rinviato a giudizio insieme con altre 11 persone per truffa aggravata ai danni dello Stato e favoreggiamento. Nel 2015 viene condannato in via definitiva a 3 anni per truffa per aver ottenuto indebitamente 20 milioni di euro di sovvenzioni per la sua catena editoriale dalla Presidenza del Consiglio.

Le posizioni estremiste

Famigerate le sue polemiche sull’antisemitismo e sui gay. Nel 2010 pronunciò la discussa frase: «I finiani hanno già ordinato le kippah? Chi ha tradito una volta, tradisce sempre», riferendosi a Gianfranco Fini, durante un dibattito in Senato sulla fiducia al governo Berlusconi. La frase scatenò polemiche non solo nel mondo politico, ma anche nella Comunità ebraica. L’allora presidente del Senato, Renato Schifani, definì le parole di Ciarrapico «inaccettabili». Non fu delicato neanche nei confronti degli omosessuali quando nel 2012 a La zanzara, dichiarò: «Due gay che si baciano mi fanno schifo. Durante il fascismo venivano mandati a Carbonia, scavavano e stavano benissimo. Oggi non vale nemmeno la pena mandarceli». Nel 2015, a causa delle condanne penali accumulatesi, il Senato gli sospese il vitalizio.

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