29 maggio 2021 - 07:35

Carla Fracci, oggi i funerali. Il ricordo del regista: «Niente pose da diva, ma una genialità interiore»

Il regista Filippo Crivelli, 93 anni, ricorda l’allestimento dell’Excelsior nel ‘67 dopo l’alluvione a Firenze: «Ludmilla Tchérina faceva la star e la snobbava, ma lei era sicura di sé, ignorava i capricci di madame»

di Maurizio Porro

Carla Fracci, oggi i funerali. Il ricordo del regista: «Niente pose da diva, ma una genialità interiore»
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Lutto cittadino a Milano in occasione dei funerali di Carla Fracci. Lo ha proclamato il sindaco Giuseppe Sala «in segno di cordoglio per la sua scomparsa e di partecipazione dell’intera comunità milanese». Disposta l’esposizione della bandiera civica a mezz’asta sugli edifici pubblici. Le esequie si terranno alle 14.30 presso la chiesa di San Marco (in via San Marco 2). Il sindaco Beppe Sala ha chiesto un tram bianco della linea 1 con il nome della grande ètoile.

Carla Fracci lascia Milano più povera. Del suo gran talento restano memorie di spettacoli cult come Giselle, classici di Ciaikovskji e Prokofiev e ci sono titoli che si portano dietro una storia. Come il Ballo Excelsiordi Manzotti e Marenco, un ideale ponte tra Illuminismo e Romanticismo, con 200 persone in scena che, dopo la prima del 1881 alla Scala, fece un trionfale giro del mondo e divenne al Gerolamo un classico delle marionette dei Colla, applaudito anche dal giovane Visconti.

Nel ’67 fu ripreso in un kolossal con coreografie di Ugo dell’Ara, scene e costumi di Coltellacci e la regia di Filippo Crivelli che oggi, con la memoria e la saggezza dei 93 anni, lo ricorda in omaggio alla lunga amicizia con la Fracci, che ne fu protagonista nel ruolo della Civiltà: erano tutti ruoli simbolici. «L’idea dell’Excelsiorvenne quando inaugurai gli studi Rai di Milano con uno spettacolo corale in cui il motivo conduttore era quello del Ballo sul progresso. Quando ci fu la grande alluvione a Firenze, l’impresario Remigio Paone pensò di allestire con un budget da par suo l’Excelsior per dare una spinta al Maggio Musicale. Su segnalazione di Grassi me ne parlò, mi diede carta bianca, mi disse parta subito».

Filippo Crivelli
Filippo Crivelli

Si trattava di comporre un cast all’altezza: sulla Fracci non c’erano dubbi, era l’affermata promessa del balletto, aveva fatto Cenerentola. «Tutti d’accordo – dice il regista – la incontrai a Chicago, entrambi all’Opera, e dopo qualche rinvio, firmò il contratto. Io l’avevo vista, come aiuto regista di Zeffirelli, impegnata con altre tre giovinette nel Turco in Italia e la Callas la preferiva a tutte. Per il personaggio della Luce si voleva una grande star: ci dissero di no la Lollobrigida, la Loren, non era cosa loro, ed anche Ira Furstenberg. Finalmente ci venne il colpo di genio: Ludmilla Tchérina, la ballerina del film Scarpette rosse. Andai a Parigi, a non fu facile convincerla perché la sua parte non era da protagonista, inferiore a quella di Carlina: ma firmò. Alle prove lei faceva la star, arrivava con una femme de chambre e un sacco con 20 paia di scarpine da ballo. La Fracci invece arrivava con un sacchettino e un solo ricambio, ma portava intelligenza e classe, era sicura di sé, ignorava i capricci di madame che, arrogante, la chiamava cette petite femme-là. Si salutavano poco e alla fine un memorabile successo che girò l’Italia. Arrivò alla Scala solo nel ’74: c’era chi non gradiva».

Crivelli apprezzava della Fracci la grazia e l’ironia: «Virgolettava l’epoca con la gestualità, aveva genialità interiore quando parodiava nel passo a cinque le varie nazioni, insomma aveva quella sensibilità e tecnica che fecero innamorare Margot Fonteyn».

In questa amicizia trova spazio l’altro show che testimonia la disponibilità della Fracci, oltre la danza classica. Crivelli con Molinari fecero Scarpette rosa in tv, nel ’67, ed era la biografia della Fracci, grande diva al debutto con La bella addormentata. «C’era un ironico copione con la satira dei personaggi tipo: finta giornalista d’assalto tipo Cederna era Lina Volonghi, la falsa sarta Biki era Lia Zoppelli, poi Carlina incontrava la vera Mina, il vero Giuseppe Di Stefano con cui faceva la Mimì della Bohéme. Una serie di medaglioni, cornice al talento della Fracci: il pezzo migliore fu l’incontrocon Rascel: il più bizzarro passo a due della sua carriera».

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