Milano, 23 settembre 2017 - 22:47

L’energia rock di Jagger non invecchia: festa a Lucca per gli Stones

Quasi 60 mila fan a Lucca per l’unico show della band britannica. Jagger scherza e canta (anche) in italiano. «A Firenze ho mangiato un gelato con Theresa May»

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LUCCA Come se fosse l’ultima volta. Lo si dice ad ogni tour dei Rolling Stones. Il timore è sempre che non ce ne sarà un altro. E forse è anche questo il loro bello. Ieri a Lucca il pensiero avrà sfiorato la mente di ognuno dei 56 mila presenti all’unica data italiana del «No Filter» tour. L’anagrafe non perdona. Mick, Keith, Ron e Charlie in quattro fanno 293 anni; la forbice va dai 70 anni di Ron Wood ai 76 Charlie Watts. Chissà quando torneranno ancora a suonare in Europa. Se porteranno in giro per il mondo questo «No Filter» ci vorranno almeno due anni prima di rivederli da queste parti. I progetti sarebbero diversi se invece uscisse a breve l’atteso disco di inediti.

Sbrang. La chitarra di Keith Richards fa proprio così. Sbrang. Quando entra su «Sympathy for the Devil», il pezzo che apre il concerto, è chiaro che la partita ce l’hanno già in tasca. Palco semplice e imponente: quattro monoliti led alti una ventina di metri rimandano le immagini dal vivo e video. «It’s Only Rock ‘N’ Roll (but I Like It)» e «Tumbling Dice» passano la mano a due delle cover di classici blues dell’ultimo «Blue & Lonesome». Ron ha fatto un passaggio recente in rehab e si vede: la sua chitarra è più lucida e solida di quella di Keith che si limita al minimo (ma resta un monumento intoccabile). Chissà se è Ron lui quello che si nasconde dietro il nome «Recovery» nei camerini. Gli altri sono «Cotton Club» (probabilmente Charlie vista la passione per gli anni 30), «Workout» (sarà Mick, è lui che si allena e ha uno spazio con erba sintetica bianca per riscaldarsi) e «Camp X Ray» (non resta che Keith).

Dopo «Let’s Spend the Night Together», scelta con referendum via web fra i fan, una chicca: come aveva fatto a San Siro una decina d’anni fa Mick canta «As Tears Go By» in italiano, la bside che registrarono a metà degli anni 60 col titolo «Con le mie lacrime». Il cantante si rivolge spesso al pubblico in italiano. Non solo il classico «ciao Lucca, ciao Toscana, chi c’è di Milano? E di Roma?». A un certo punto racconta un aneddoto: “«Ieri sono stato a Ponte Vecchio a mangiare un gelato con Theresa May (la premier inglese, ndr)». E chissà che le ha detto sulla Brexit e sulle preoccupazioni che ha riversato in due canzoni che ha appena pubblicato da solista (e che non sono nella scaletta). Keith non vuole essere da meno. «Alla faccia di chi ci vuole male», esclama a un certo punto. Impossibile stare dietro alla infilata di hit: «You Can’t Always Get What You Want», «Paint It Black» e «Honky Tonk Woman» sono pilastri rock. I due pezzi cantati da Keith sono da dimenticare. «Start Me Up», «Brown Sugar» e una «Satisfaction» con un attacco da dimenticare portano ai bis, «Gimme Shelter» e «Jumpin’ Jack Flash».

Il palco è stato montato sotto le architetture cinquecentesche delle Mura antiche della città. Lo spazio poteva essere gestito meglio. In molti si sono ritrovati a vedere il concerto con la visuale bloccata dagli alberi del viale. I prezzi sono da gamma alta: da 115 a 775 euro. Moltiplicare per 56 mila e il giro d’affari è da multinazionale. Però si torna a casa con nelle orecchie un pezzo di storia. Sicuramente della musica: nessuno come loro quattro ha saputo rappresentare l’idea di sesso droga e rock’n’roll in questi cinque decenni abbondanti. Ma anche qualcosa in più: con i Beatles e Dylan sono andati oltre la musica, oltre la cronaca e il costume e hanno fatto la Storia.

Sul palco i quattro ce la mettono tutta per far dimenticare l’età. Non solo con i colori degli abiti: giubbotto metallizatto e camicia fucsia per Mick, spolverino e fascia in testa per Keith, giacchino damascato per Ron, solo Charlie fa il signore in camicia bianca. Le rughe di Keith sono profonde come il Grand Canyon e le sue mani ormai deformate dall’artrite, ma ogni riff è un boato del pubblico. Mick invece dovrebbe donare il corpo alla scienza: a quota 74 le sue prestazioni fisiche sono un miracolo. Non sta mai fermo e non fa mancare al pubblico nessuna delle sue classiche pose. Roba da far invidia al David di Michelangelo che gli faceva da sfondo in una foto postata ieri sui social. Dai che tornano. Un’altra volta.

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