Terza dose, Abrignani: «Così il vaccino protegge fino a 5-10 anni»

di Margherita De Bac

L’immunologo argomenta a favore della terza dose, e spiega: «Non c’è motivo di rifiutare il vaccino. Ora speriamo di poterlo dare anche ai bambini. Italia, fra i migliori Paesi in Europa. Green pass strumento efficacissimo»

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Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico, è favorevole all’estensione del green pass?
«Lo sono in termini di tempistica. Si è dimostrato uno strumento fondamentale dunque è giusto prevedere che continui a costituire un lasciapassare. Mitiga il rischio che una persona infetta entri a contatto con un sano, vaccinato o non vaccinato che sia».

Lo estenderebbe?
«No, praticamente è necessario mostrarlo sempre. Si potrebbe fare qualcosa di più però sul rigore con cui viene controllato».

Chi fa la terza dose ha diritto al prolungamento del passaporto verde?
«Prendiamo il caso di un operatore sanitario vaccinato a gennaio. Fra poco il green pass gli sarebbe scaduto, ma con la terza dose il periodo di validità si allunga di un anno».

Quindi la terza dose va fatta anche per mantenere il green pass attivo?
«Va fatto soprattutto perché garantisce l’innesco di una memoria immunologica più duratura e quindi una copertura più completa. Unito a mascherina e rispetto del distanziamento mitiga di molto il rischio pur non annullandolo».

Siamo circondati da Paesi in emergenza, primi fra tutti la Germania. Potrebbe succedere anche a noi?
«I dati ci inducono a essere molto attenti ma non preoccupati. Molti paesi europei hanno indicato l’Italia come esempio da seguire proprio grazie all’introduzione del green pass in modo estensivo e alla velocità delle vaccinazioni. Prenda l’Austria, sta cercando di recuperare col lockdown, il confinamento, dei non vaccinati. È una misura radicale e importante che premia o condanna, non necessaria in Italia. Noi abbiamo applicato un buon compromesso, chi non accetta il vaccino se vuole partecipare alla vita sociale fa il tampone».

Terza dose a tutti, anche sotto i 60 anni?
«Non è una decisione straordinaria, nel mondo della vaccinologia la terza dose distanziata dalle prime due, per persone che non hanno mai visto un certo microrganismo, è la normalità. Il nostro sistema immunitario come in questo caso, può aver bisogno di questa stimolazione per innescare una memoria di lungo termine che consenta di fare altri richiami non prima di 5-10 anni».

Sono giustificabili gli italiani che non si vaccinano pur non appartenendo alla minoranza dei no vax?
«Sono persone bloccate da grandi paure, per questo esitano, vanno comprese e aiutate. Più il tempo passa più sono solide le evidenze sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini. Le loro paure non hanno base scientifica, è irrazionale e rischia di fargli molto male. A 60 anni l’infezione da Sars-CoV-2 può portare alla morte nel 3-4% dei casi».

I no vax?
«Lasciamo perdere. Hanno certezze paranoiche. Le storie sul microchip che ci verrebbe inoculato con i vaccini a mRNA o dei metalli contenuti fra le sostanze inoculate o sulla morte del 10% dei vaccinati sono sciocchezze tali che non sono neanche da discutere».

Cosa consiglia a chi, seppure immunizzato, vuole vivere in sicurezza?
«Oggi possiamo fare praticamente tutto quello che facevamo due anni fa, prima che arrivasse la bestia».

La bestia?
«Mi correggo, una brutta bestia. Prima dei vaccini ha ucciso 130mila italiani, ha bruciato 10 punti di PIL, ci ha fatto vivere male. Ha colpito duramente scatenando la pandemia perché il sistema immunitario di noi umani non aveva mai incontrato questo agente infettivo. Non avendone memoria non era pronto a rispondere».

E poi?
«È un virus immunologicamente duale. Nelle prime fasi dell’infezione innesca una risposta immunitaria specifica che contribuisce a eradicare l’infezione nel 98% di noi in poche settimane. Nel 1-2% degli individui infettati si scatena invece una seconda fase in cui la risposta immunitaria specifica lascia il posto a una esagerata risposta immunitaria infiammatoria. Il virus si sgancia, segue una fase di malattia in cui i farmaci antivirali non funzionano più perché il danno non dipende dal virus ma da queste abnormi reazioni infiammatorie».

Un quarto dei contagi riguarda i ragazzi sotto i 20 anni.
«Spero che il vaccino per l’infanzia sia disponibile prima possibile. È indispensabile togliere al virus la libertà di circolare tra i piccoli che, pur non ammalandosi se non in forma lieve, sono un veicolo di trasmissione».

Immunizzare i piccoli?
«Spero che il vaccino per l’infanzia sia presto disponibile. È indispensabile togliere al virus la libertà di circolare tra i piccoli che, pur non ammalandosi se non in forma lieve, sono un veicolo di trasmissione».

9 novembre 2021 (modifica il 9 novembre 2021 | 15:13)