13 gennaio 2023 - 13:37

John Fultz è morto, la leggenda della Virtus aveva 74 anni

A dare la notizia è stato il figlio Robert, giocatore di basket come il padre: «Grazie per tutti i tuoi insegnamenti». Nel 2022 Fultz era stato coinvolto in un grave incidente

di Enrico Schiavina

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John Fultz con la maglia della Virtus e in tempi più recenti
John Fultz con la maglia della Virtus e in tempi più recenti

E’ stato il virtussino più amato degli anni 70, e merita un posticino tra i più grandi di sempre, John Fultz. Se ne è andato a 74 anni quello per che per i tifosi bianconeri dell’epoca resterà per sempre “Kociss”, giocatore indimenticabile al di là del pedigree, delle vittorie e delle cifre.

La carriera nella Virtus e la leggenda degli anni Settanta

Eroe di una Virtus in lunga e faticosa risalita verso i vertici, Fultz in bianconero vinse solo una Coppa Italia (peraltro molto significativa, nel 1974) ed una classifica marcatori, ma le sue tre stagioni rappresentarono un punto di svolta storico per la Vu nera dopo anni difficili. Soprattutto, Fultz è stato un trascinatore di folle come non se ne erano mai visti, con i suoi lunghi capelli al vento trattenuti da una fascia - da cui il soprannome, avendo anche sangue cherokee - il suo gioco spettacolare e le sue raffiche di canestri dalla media distanza. Mentre tutti a Bologna sapevano del suo stile di vita fin troppo libero, tra belle donne e corse in moto (ovviamente senza casco), musica e serate allegre.

Gli eccessi e la mancata carriera in Nba

Nella sua autobiografia “Mi chiamavano Kociss”, uscita nel 2011, sarà poi lo stesso Fultz a raccontare nel dettaglio quegli anni di eccessi, compreso l’uso di droghe, che gli compromise le possibilità di una importante carriera Nba. Poteva giocare per i Lakers dell’immenso Wilt Chamberlain, invece finì in Europa, prima a Varese e poi alla Virtus, unico straniero consentito dai regolamenti di allora.

Il figlio Robert giocatore e l’annuncio della morte

Tre anni di fuoco, ma nell’estate del ’74 l’avvocato Porelli e Dan Peterson decisero di farne a meno (presero poi l’ancor più forte Tom McMillen) nonostante il pubblico fosse tutto per lui. John Mitraglia si accontentò allora di qualche stagione in circuiti minori (Svizzera, Austria, Portogallo) e smesso di giocare si fermò in Italia, a Bologna prima, in giro poi, con poco fortuna da allenatore. Ha vissuto a lungo a Napoli, dove insegnava inglese e scriveva parecchio, ed un paio d’anni fa è uscito un docufilm sulla sua vita avventurosa (il titolo è “Dear Cochise”), incentrato più sui vertiginosi saliscendi della sua parabola personale che sui ricordi del giocatore. Di recente era però tornato ad orbitare su Bologna, dove vivono i suoi due bolognesissimi figli: Jessica e Robert. E’ stato quest’ultimo, giocatore professionista per una ventina d’anni nato e cresciuto in Fortitudo, a dare il triste annuncio, con queste parole: «Vola alto, guerriero di luce».

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