16 aprile 2021 - 10:11

Il ritorno del lupo e la resistenza della volpe: così gli animali selvatici sono sopravvissuti all’homo sapiens

Il fotografo Paolo Rossi sta preparando un documentario per raccontare il cambiamento delle nostre montagne a partire dagli anni 50: l’abbandono dei boschi dell’uomo e la rinascita degli animali, anche di alcuni che erano stati sterminati

di Beatrice Montini

Il ritorno del lupo e la resistenza della volpe: così gli animali selvatici sono sopravvissuti all'homo sapiens
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Camminando in campagna o in un bosco, si può pensare di trovarsi (finalmente) in mezzo alla natura, lontano dall’uomo e dai suoi influssi. Ma basta guardarsi attorno con un poco più di attenzione per scoprire che non è per niente così. L’umano è ovunque: pianta gli alberi e poi li taglia, trasforma i prati in pascoli, costruisce e poi abbandona, semina, coltiva, cambia il paesaggio incessantemente. E non a caso la nostra era è chiamata Antropocene.

Il «naturale» o meglio il «selvatico», invece, che fine ha fatto? Dove lo troviamo adesso?

«Sopravvissuti all’homo sapiens» è il nuovo progetto di Paolo Rossi, «fotografo di lupi», che - attraverso un crowdfunding su Produzioni dal Basso per realizzare un cortometraggio - cercherà di dare una risposta a questa domanda. Una risposta complessa. Perché se è vero, come detto prima, che l’uomo è ovunque, è altrettanto innegabile che - in maniera anche un po’ paradossale - mentre il nostro impatto sta devastando il pianeta e distruggendo la «natura», contemporaneamente si vive in Italia (e non solo) un allontanamento dell’uomo dalle montagne e da molti boschi. Un allontanamento che - come spesso accade quando l’uomo se ne va - ha portato al ritorno di specie che hanno rischiato l’estinzione: dai lupi agli orsi.

Il viaggio di Rossi ci porta dunque sulle montagne dell’Appennino ligure/piemontese alla ricerca di quegli animali selvatici che - come spiega il fotografo - «hanno resistito all’uomo negli anni di massima espansione della civiltà rurale». «A differenza di oggi - sottolinea Rossi - sino agli anni ’50 del ‘900 i nostri monti erano molto densamente popolati e l’uomo braccava gli animali selvatici considerati nocivi perché in competizione con quello che l’uomo faceva. E poi vendeva le loro pellicce, li usava come “trofei”». Il risultato è stato che molti di questi animali - linci, lupi, cervi, orsi - furono praticamente sterminati. Mentre altre creature riuscirono a resistere: volpi, mustelidi e gatti selvatici. Poi, quando la pressione sulle montagne iniziò a diminuire, quando i nostri nonni e bisnonni se ne andarono dalle montagne per tornare a vivere nelle città, quegli animali iniziarono a riprendersi quello che gli era stato tolto.

«Indagare quello che è successo dagli anni ‘50 ad oggi ci aiuta a capire anche un grande cambiamento culturale che è avvenuto: il nostro “nuovo” rapporto con gli animali selvatici - ci spiega Rossi - Perché nel giro di una generazione è cambiato tutto. Vi faccio un esempio: ho intervistato una guida ambientale in Abruzzo il cui padre era un cosiddetto “luparo”, uno che uccideva i lupi e guadagnava anche dei soldi con le ricompense. Adesso il figlio vive dell’opposto: della tutela di questi animali che adesso sono protetti, porta le persone sulle loro tracce, per cercare di vederli. Indagare come tutto questo è accaduto penso sia molto importante e interessante».

Come possiamo intuire «rivoluzioni» culturali di questo tipo sono infatti lente da digerire. E, come sottolinea Rossi, si tratta di un processo che ancora non è concluso. «Oggi definiamo molti animali selvatici come “nocivi” - ci spiega - proprio perché abbiamo ereditato questi termini da quella cultura della montagna in cui tassi, volpi, faine, rapaci etc. erano appunto “nocivi” ai raccolti, alla caccia alle attività che servivano all’uomo per sopravvivere in montagna. Nel nostro documentario, insomma, racconteremo tutto questo attraverso interviste e video bellissimi che abbiamo girato nei mesi e negli anni scorsi»

Il ricavato del crowdfunding verrà utilizzato per sostenere le spese del lavoro sul campo, spostamenti in auto, interviste, controllo delle videotrappole, riprese audio e video, ma anche del lavoro di editing video e musica. Inoltre, per i sostenitori sono previsti vari premi.

Un gatto selvatico ripreso da una fototrappola in Liguria (foto Paolo Rossi) Un gatto selvatico ripreso da una fototrappola in Liguria (foto Paolo Rossi)

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