13 marzo 2021 - 17:24

Giovanni Gastel, morto di Covid. Scompare un grande della fotografia

Il grande fotografo, 65 anni, nipote di Luchino Visconti si è spento a Milano nel pomeriggio di sabato 13 marzo. Con le sue immagini ha cambiato il mondo della moda

di Gian Luca Bauzano

Giovanni Gastel, morto di Covid. Scompare un grande della fotografia
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Il Covid ha rapito un altro nome illustre del mondo della cultura e della moda. Il fotografo Giovanni Gastel si è spento oggi pomeriggio 13 marzo 2021, verso le ore 18. Era stato ricoverato nei giorni scorsi a Milano all’Ospedale Fiera di Milanoa causa dell’aggravarsi dello stato di salute dopo essere stato colpito dal Covid, essendo affetto da enfisema polmonare. Nel pomeriggio di oggi l’ulteriore peggioramento delle sue condizioni lo ha portato alla morte. Avrebbe compiuto 66 anni il prossimo 27 dicembre. I suoi scatti hanno cambiato la percezione dell’immagine della moda. Univa a uno sguardo inatteso del soggetto che ritraeva, uno stile patinato ma originale, oltre al garbo innato e al profondo senso dell’ironia. Un uomo d’altri tempi, come si usa dire, anche perché era nipote diretto di Luchino Visconti, dal quale aveva assorbito, benché ancora bambino, un senso estetico profondo, sempre unito, alla percezione profonda della realtà.

Gastel nel suo studio (Silva Monica) Gastel nel suo studio (Silva Monica)

La poesia, le testimonianze sui social

Nelle ore successive l’annuncio della morte di Gastel, un susseguirsi di commenti e di testimonianze sui social da parte di stilisti, imprenditori e media della moda. Postate inoltre moltissime sue fotografie: da suoi autoritratti ai ritratti di chi da lui era stato immortalato con uno dei suoi storici scatti in bianco e nero. Mentre sul profilo Instagram di Gastel dopo la morte sono stati postati questi suoi versi, oltre a un grande fotografo era anche ispirato poeta. «Confesserò i miei peccati/così lassù saranno contenti./Poi cammineremo sereni io e te mio angelo/sul bordo del mare/color del vino./Tu mi dirai/Questa è tutta la pace/che puoi avere.../Io dirò/Mi sembra sufficiente angelo./Grazie di essermi stato vicino./Sono stato un uomo difficile e complesso/con cui stare al fianco?/E tu dirai/Sei stato un uomo./Ho visto di peggio (Filicudi 2020)”. Donatella Versace con i figli Allegra e Daniel ha commentato con una nota ufficiale: « Giovanni era un uomo che sapeva cogliere la bellezza in ogni cosa su cui posasse lo sguardo. Insieme abbiamo condiviso momenti che non dimenticheremo mai. Vogliamo ricordarlo dietro la sua amata macchina fotografica, intento a creare uno dei suoi famosi ritratti, la sua umanità e l’immensa gentilezza del suo animo». Piero Piazzi, presidente dell’agenzia internazionale di modelle Women Management in un lungo omaggio sul suo account ha sottolineato la sua grandezza umana: «Che se ne vada un genio della fotografia per me è poco importante, che manchi una persona immensa come sei tu e solo tu mi devasta il cuore e di più. Perché tu sei una persona immensa. Perché tu sei una persona immensa Giò, sei un uomo unico, adorabile, affettuoso, gentile e premuroso, onnipresente in tutto e per tutto». Dal canto loro Alba Parietti e Martina Colombari rispettivamente lo ricordano come: «una persona delicata, geniale, intelligente. Un grande artista elegante e raffinato» e «un vero artista, di grande cultura e gentilezza ma prima ancora un grande uomo». «Un gentiluomo d’altri tempi — per il sound designer Matteo Ceccarini —. Un uomo buono, gentile, colto e sensibile. Ti ritengo un grande maestro, un vero poeta». E Simona Ventura lo ha salutato con il video d’archivio del loro lavoro assieme sul set fotografico.

Il debutto

Figlio di Giuseppe Gastel e di Ida Visconti di Modrone, ultimo di sette figli, Giovanni Gastel era nato a Milano il 27 dicembre 1955. La sua carriera inizia verso la fine degli anni Settanta in un seminterrato. Ancora giovanissimo inizia ad apprendere l’arte dello scatto fotografico che poi lo renderà famoso nel mondo. Sempre negli anni Settanta, tra il 1975 e il 1976 lavora per Christie’s la prestigiosa casa d’aste britannica. Sarà il 1981 l’anno del suo lancio quando incontra Carla Ghislieri che diverrà la sua agente. Un suo scatto, una natura morta, pubblicato sulla rivista Annabella fa da spartiacque. Colpisce e fa parlare. Da quel momento iniziano le collaborazioni con Vogue Italia e dopo l’incontro con Flavio Lucchini (direttore di Edimoda) e con Gisella Borioli (i magazine Mondo Uomo e Donna) la carriera decolla velocemente.

Il successo internazionale

Nel decennio tra gli anni Ottanta e i Novanta Gastel affianca il suo nome e il crescente successo a quello del boom del Made in Italy. L’aristocratico fotografo firma una serie di campagne pubblicitarie per i grandi del Made in Italy: da Versace a Missoni, da Trussardi a Krizia, da Ferragamo a Tod’s. La fama diventa internazionale e negli anni Novanta inizia anche la sua collaborazione con il mondo della moda francese: lavora per Dior, Nina Ricci e Guerlain. I suoi set si spostano poi anche nel Regno Unito e in Spagna.

Lo studio di Gastel con  Guido Taroni davanti al  ritratto dello zio e di Carla Erba Lo studio di Gastel con Guido Taroni davanti al ritratto dello zio e di Carla Erba

L’omaggio “romanzato”

Proprio il suo grande successo lo trasforma in uno dei simboli indiscussi della fotografia di moda, ma anche quello di un nuovo modo di parlare attraverso le immagini. Diventa anche protagonista di un romanzo. Quando nel 1983 esce “Sotto il vestito niente” a firma di Marco Parma, nom de plume del giornalista Paolo Pietroni, la figura del fotografo si ispira a lui: benché l’autore sottolineasse che i riferimenti a fatti e persone erano casuali. In occasione di un’intervista rilasciata a 7, il magazine settimanale di Corriere della Sera, in occasione dell’’uscita del terzo film della saga cinematografica nata dal romanzo di Pietroni, evocava i momenti legati all’epoca descritta nel romanzo con grande emozione. «Erano anni eccezionali. La moda aveva trasformato il mondo. L’Italia era un simbolo indiscusso a livello internazionale. A Milano sfilavano i grandi creatori del Made in Italy che poi hanno influenzato tutto il mondo. — E aggiungeva con emozione —. Mi sono reso conto che il mondo era cambiato e anche che le mie immagini avevamo contribuito in questa mutazione quando rientrando una sera molto tardi a Milano e percorrendo Corso Sempione, vidi le pubblicità di allora poste lungo il viale. Grandi immagini patinate. E una dopo l’altra riconobbi che erano le mie fotografie. Mi fermai e ne fui colpito. Tornai a casa e telefonai agli amici e ai direttori con cui lavoravo per condividere quel momento. Un successo personale, un successo collettivo».

La parete con i ricordi di famiglia Visconti (Silva Monica) La parete con i ricordi di famiglia Visconti (Silva Monica)

Il legame con zio Luchino

Alcune delle scene del film «Sotto il vestito niente — L’ultima sfilata», (2011) erano state girate a Villa Erba a Cernobbio, sul Lago di Como. Luogo molto amato da Gastel (oggi la villa porta il nome Gastel-Visconti). Raccontava che andava a trovare lo zio Luchino. Presenza costante, mai incombente. Nel suo studio-set fotografico nel distretto milanese del design, area via Tortona, riceveva nella grande biblioteca, libri sospesi sino al soffitto e una delle pareti dedicata a “zio Luchino”. Immagini per i più delle icone, per Giovanni, foto di famiglia. E proprio uno dei fratelli porta il nome dell’illustre zio: ancora “ragazzo di bottega” Luchino jr aveva seguito il Conte Rosso (così come veniva soprannominato alla sua epoca il regista), sul set di Ludwig, il terzultimo film girato da Visconti. E sempre a Villa Erba, Guido Taroni, il nipote di Giovanni Gastel che ha seguito le orme dello zio, ha scattato una serie di suggestive immagini di abiti indossati dalla bisnonna donna Carla Erba. Tra le figure femminili a cavallo tra il XIX e il XX secolo, tra le più eleganti e raffinate; una vera icona al pari di donna Franca Florio. Madre di Luchino Visconti, il regista le renderà omaggio nel film “Morte a Venezia” nel tratteggiare per immagini il ruolo della madre di Tadzio, ruolo interpretato da Silvana Mangano.

Giovanni Gastel con il nipote Guido Taroni (Silva Monica) Giovanni Gastel con il nipote Guido Taroni (Silva Monica)

Il poeta

Il mondo della moda è quello che ha reso famoso Gastel. Ma l’estrema sensibilità di questo artista lo ha reso immediatamente consapevole della necessità di andare al di là dello scatto patinato e della passerella. Creare dei progetti di immagine dall’alto valore artistico, unendo spesso l’immagine all’innata vena poetica. Orgoglioso di questo suo dono, al termine di un’intervista, con garbo compiaciuto ti congedava con il suo ultimo libro di poesie dedicato e autografato. Parole, versi che si trasformavano in immagini per e nella mente. Nel 1997 la sua figura di artista a tutto tondo è celebrata dalla personale allestita alla Triennale di Milano e curata dal grande critico d’arte Germano Celant. La mostra pose Gastel nell’Olimpo dei grandi fotografi al pari di Helmut Newton e Richard Avedon, Annie Leibovitz, Mario Testino e Jürgen Teller; senza dimenticare colleghi connazionali come Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri o Ferdinando Scianna.

Uno scatto patinato di Gastel Uno scatto patinato di Gastel

Il ritrattista

La carriera si arricchisce di un nuovo capitolo, rimasto inesplorato fino alla fine degli anni 2000: i ritratti. Gastel vi si immerge totalmente con una teoria di ritratti in bianco e nero di grande impatto. Proprio lo scorso anno, nel 2020, una mostra al Museo Maxxi di Roma ha celebrato questo aspetto attraverso una selezione di 200 ritratti, volti di protagonisti non solo del mondo della moda, ma della cultura e del design, arte e musica, spettacolo e politica, protagonisti incontrati da Gastel in 40 anni di carriera. Tra questi i ritratti di Barack Obama e Ettore Sottsass, Roberto Bolle e Marco Pannella. Gastel faceva parte dei Cda del Museo di Fotografia Contemporanea (partner istituzionale di Triennale di Milano) e della Fondazione Ieo-Ccm.

Uno scatto d’archivio: un giovane Giovanni Gastel con la stilista  Krizia Uno scatto d’archivio: un giovane Giovanni Gastel con la stilista Krizia

Il segreto dello scatto

Il segreto di un successo così grande stava in un mix tra profonda empatia umana e capacità di leggere nelle persone e andare subito a soddisfare i loro desideri. Oltre a una semplice regola alla base di ogni scatto. «Quando inquadri con la macchina, non scattare subito. Immaginati un’inquadratura differente. Qualcosa di inatteso. Un’altra angolazione. Troverai non solo un’inquadratura e un’immagine differenti, ma uno scatto che rispecchia te stesso, il tuo punto di vista». L’anima e l’essenza di ognuno. Giovanni, l’uomo - Gastel era così aristocraticamente schivo da rifuggire l’appellativo di Maestro - è sempre riuscito a imprigionare, con leggerezza, tutto ciò nelle sue immagini. Una galleria di magici frammenti di umanità.

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