9 maggio 2021 - 20:08

Gp Spagna F1, pagelle: Mercedes già con lode, Verstappen 10 da urlo, Ferrari da 7 e McLaren insufficiente

Rosse premiate più da Leclerc che da Sainz. Red Bull lenta a reagire. Alfa Romeo, comiche alla Ridolini

di Flavio Vanetti

Gp Spagna F1, pagelle: Mercedes già con lode, Verstappen 10 da urlo, Ferrari da 7 e McLaren insufficiente Max Verstappen (Getty Images)
shadow

La vera novità dopo il quarto Gp della stagione della F1 non è l’ennesimo show di Lewis Hamilton (vittoria numero 98), quanto il fatto che in un mese e mezzo la Mercedes ha già regolato chi voleva disarcionarla, quella Red Bull che dovrebbe fare di più per assecondare il talento del suo gioiello, Max Verstappen. Ecco comunque le pagelle di Barcellona, da dove giunge qualche buona notizia dal fronte Ferrari, per merito di Charles Leclerc più che di Carlos Sainz.

Mercedes: 10 e lode
Adesso è chiaro: la Mercedes è già tornata, senza se e ma, leader del Mondiale. Le luci rosse che in Bahrein (storia del 28 marzo scorso) si erano accese sul cruscotto sono state spente da un reset di squadra che dimostra la potenza di fuoco anglo-teutonica quando è necessario reagire a un avversario diventato pericoloso. Temiamo non sia possibile alcun colpo di mano in questo primo ciclo dell’era delle power unit ibride che volge ormai al termine: i rivoluzionari ripassino nel 2022, quando ci saranno nuove regole. E magari si attrezzino meglio.

Red Bull: 5
Anticipiamo, in via eccezionale, la parte negativa delle pagelle perché è necessario sottolineare la differenza tra i due team di vertice. La bilancia che a fine marzo dettava un equilibrio, o addirittura uno scarto a favore dei bibitari, adesso ha portato in alto le Frecce Nero-Argento e in basso le aspiranti Frecce Blu. La Red Bull resta un’ottima macchina, ma al sabato per insidiare Hamilton ha dovuto scaricare l’ala e poi, in gara, ha incassato una lezione chiara e netta, infiocchettando la rimonta subita con un pit stop imperfetto a Verstappen e con una probabile dormita sulla mossa di Hamilton di effettuare una seconda sosta. Era il caso di reagire e di invertire i ruoli, ovvero di fare sì che Max, in quel momento al comando, da lepre diventasse cacciatore e provasse a riprendersi il primato nel finale? Non ci sarà mai certezza, però se vedi il lupo arrivare, prova almeno a chiudere la porta del pollaio.

Max Verstappen: 10
Anche Max aveva una quota 100 da festeggiare: non le 100 pole position di Hamilton, ma le 100 gare con la Red Bull. Avrebbe desiderato salutare la tripla cifra nelle presenze con la vittoria, ma il progetto gli è andato di traverso «perché – parole sue – la macchina non era sufficientemente veloce». Mortificante, dal suo punto di vista, un’ammissione onesta: «Quando Hamilton si è fermato per il secondo pit stop ho capito che era finita: questo prova che siamo ancora indietro». Però Max a Lewis ha rifilato, in partenza, un sorpasso da urlo, sfiorando il sette volte iridato senza toccarlo: il voto più alto è così strameritato.

Lewis Hamilton: 9
Quando imbraccia lo schioppo e ha la preda nel mirino, la ferocia è la solita, definitiva, implacabile. Ora il duello con Verstappen, l’unico che potrà impedirgli di centrare l’ottavo titolo, vede Sir Lewis Carl Davidson Hamilton in testa per 3-1 alla voce vittorie. Ma il successo di Barcellona (quinto centro di fila, su sei in totale, sulla pista catalana: eguagliato lo storico pokerissimo consecutivo di Ayrton Senna, ottenuto però a Montecarlo) pare figlio della superiorità della macchina più che del talento del Re Nero. Un valore, peraltro, che rimane immenso e che, a nostro avviso, nella circostanza ha l’acuto nella strepitosa pole position del sabato, sul filo di una manciata di millesimi rispetto all’Olandese Volante.

Charles Leclerc: 8
È la punta avanzata della riscossa ferrarista dopo il mezzo flop del Gp del Portogallo. In avvio il Principino, con un bellissimo sorpasso all’esterno alla curva 3, scalza Bottas dal podio virtuale. Poi coltiva a lungo il sogno di dare alla Rossa il primo «top three» della stagione. Però il divario rispetto alla Mercedes è troppo evidente, per quanto sia il team con la strategia a sistemare Bottas al terzo posto e non la fame di riscossa dell’uomo di ghiaccio sempre più «scongelato». Leclerc era contento e loquace e ha ricordato che, via radio, ha chiesto al team di comunicargli lo scarto rispetto a Bottas e non il vantaggio che aveva su Ricciardo: buon segno, lui guarda sempre avanti. Al prossimo giro si correrà a casa sua, a Montecarlo, e forse Charles potrà cominciare a ovviare a un’anomalia, ovvero il fatto che la macchina del 2020, inferiore a quella della stagione in corso, dopo 4 Gp aveva già ottenuto 2 podi.

Ferrari: 7
Come direbbero in Piemonte, meglio non esagerare. Lo scenario complessivo non contempla ancora orizzonti di gloria, però il dato interessante – nella chiave delle prestazioni e delle prospettive future – è il rendimento della SF21 nel terzo settore del Circuit de Catalunya, un luogo infernale nelle ultime annate. Sono poi da notare la reazione del Cavallino dopo gli sberloni di Portimao e il fatto che la McLaren, principale avversario per il terzo posto tra i costruttori (e per il primato morale nel «campionato degli altri»), è a soli cinque punti. Per centrare questo bersaglio è però fondamentale aumentare il fatturato di Sainz. Pensando infatti agli “orange” di Woking, non sempre Norris bucherà i Gp, detto che Ricciardo sembra essersi svegliato.

Sergio Perez: 6+
In gara – quinto posto – riscatta una pessima qualifica, segno che ha grinta e mezzi (come si era visto l’anno scorso alla Racing Point). Ma proprio per quello che aveva provato nel 2020, meritando l’ingaggio di un top team dopo il brutto benservito della squadra, Sergio deve dare di più, anche nella prospettiva della battaglia con la Mercedes tra i costruttori. Diversamente, l’etichetta è già pronta: Perez rischia di essere il Bottas della Red Bull.

Carlos Sainz: 6-
Purtroppo il voto è condizionato dalla partenza non felice: non scatta bene e forse è sfortunato nella scelta di dove posizionarsi, ma sta di fatto che si ritrova imbottigliato. Avrà poi modo di rimontare, però senza riuscire a strappare a Ricciardo quel sesto posto che Carlos da Madrid aveva conquistato in qualifica. Da lui ci si aspetta un salto di qualità.

McLaren: 5,5
Un evidente passo indietro, nelle prestazioni e nella «garra», soprattutto a causa di Lando Norris (voto 5), attapirato da una prova sciatta e passiva (solo ottavo e primo dei doppiati). Non basta il buon segnale di Daniel Ricciardo (6,5): a Montmelo gli «arancioni» si dimostrano di un livello inferiore rispetto alla Ferrari.

Valtteri Bottas: 5
A un certo punto il team gli dà un pizzicotto via radio e gli ricorda che può anche farsi sotto a Verstappen. Ma Gatto di Marmo partorisce al massimo qualche giro veloce prima di accontentarsi – in virtù più che altro della strategia azzeccata dal muretto – dell’ennesimo podio minore con una macchina che gli permetterebbe ben altro (come qualche volta lui stesso ha dimostrato, aggravante della sua molesta accidia).

Fernando Alonso: 5
Tanto rumor per nulla, stavolta. Se Fernando a Portimao aveva fatto scintille, a Barcellona si «scotta» con una prova degradata a causa anche di un «misfire» prodotto da una candela. Ma al di là del guaio Alonso è solo tappezzeria a Montmelo, con la magra consolazione che il compagno di squadra Ocon (voto 5/6: nono posto) non frena il ribasso delle quotazioni dell’Alpine (voto 5).

Aston Martin: 4
Difficile che il resto della stagione, salvo colpi di bacchetta magica, confermi un’idea che è già solida dopo 4 Gp: l’Aston Martin è una «macchinaccia» e Sebastian Vettel s’è imbarcato sulla nave sbagliata nel viaggio verso la riscossa personale.

Alfa Romeo: 2
Antonio Giovinazzi entra per il pit stop – voleva approfittare della safety car, uscita dopo la panne in pista di Tsunoda, per cambiare le carte della sua gara – ma il team manda in scena «Ridolini ai box»: una gomma si rivela essere semi-sgonfia e a quel punto scatta un goffo e caotico tentativo di rimediare alla situazione. L’errore, non il primo dell’Alfa Romeo, è grave e pesante, sia per il povero «Giovi» sia per l’immagine della squadra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT