10 agosto 2021 - 10:40

Morto Cesare Salvadori, l’olimpionico che guidò la rinascita del Filadelfia

Tre medaglie olimpiche con la sciabola azzurra, poi anima della ricostruzione dello stadio storico

di Gianluca Sartori

Morto Cesare Salvadori, l'olimpionico che guidò la rinascita del Filadelfia
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Andarsene nel giorno in cui sono terminate le Olimpiadi di Tokyo, per chi proprio a Tokyo vinse un argento olimpico, è una coincidenza che ha qualcosa di misterioso e speciale. Come speciale era Cesare Salvadori, l’uomo che sta dietro alla rinascita del Filadelfia. È morto a quasi 80 anni domenica per una malattia, «sereno e tranquillo», racconta chi lo ha accudito insieme alla moglie Barbara e ai figli Enrico, Matteo e Paola. Del resto, una traccia in questo mondo Salvadori l’ha lasciata eccome. «Se non ci fosse stato lui, il Fila oggi non ci sarebbe», dicono in molti. Demolito nel 1997, il campo che fu del Grande Torino e che ospita oggi gli allenamenti della squadra granata è rinato il 25 maggio 2017, quando Salvadori da presidente della Fondazione Filadelfia tagliò il nastro dell’inaugurazione del primo lotto del progetto, quello relativo all’impianto sportivo. Si dimise pochi mesi dopo, ritenendo concluso il suo lavoro e già minato dalla malattia.

«Cesare era perfetto per guidare la ricostruzione del Fila – racconta Domenico Beccaria, membro del CdA in Fondazione -. Lo era anzitutto per la sua grande preparazione. Poi perché era un grande tifoso granata. E soprattutto perché era un gran galantuomo, grazie alle virtù che gli aveva insegnato lo sport». Il riferimento è alla carriera da schermidore di alto livello che ha avuto Salvadori. Al Club Scherma Torino, nel cuore del parco del Valentino, iniziò a tirare con la sciabola nel 1959. Nel 1961 i primi successi internazionali a livello giovanile, poi il decollo. Cesare vinse tre medaglie olimpiche nella sciabola a squadre: un argento a Tokyo 1964, un altro a Città del Messico 1968 (dove conobbe Barbara, svizzera che seguiva gli azzurri della scherma come interprete), poi la vittoria dell’oro a Monaco 1972. Con la sua morte, l’unica medaglia d’oro olimpica di Torino resta Livio Berruti. Dopo la gloria raggiunta da atleta Salvadori è stato ingegnere e dirigente d’azienda, lavorando per molto tempo alla Olivetti di Ivrea. Sempre con la scherma e il Torino nel cuore: portò i Mondiali a Torino nel 2006 da presidente del comitato organizzatore, coagulando attorno a questo progetto istituzioni e imprenditori del territorio. Fu un grande successo (anche economico, con un avanzo di quasi 50mila euro che fu destinato alla Federazione Scherma), tanto che l’allora presidente FIE, René Roch, dichiarò che mai un Mondiale era stato preparato con tale efficienza.

Infine, Salvadori ha chiuso l’elenco dei suoi successi personali con la ricostruzione del Filadelfia. Il Torino FC del presidente Cairo ha espresso cordoglio con un comunicato, così come la Città con la sindaca Appendino e l’assessore allo Sport Finardi, che dice: «Cesare aveva una grande capacità di mediazione, non è facile mettere accordo le tante anime diverse della Fondazione Filadelfia». Chiude chi oggi deve portare avanti il sogno di Salvadori, il presidente della Fondazione Luca Asvisio: «Cesare si è preso grandi responsabilità, senza voler apparire e mettendo davanti a tutto sempre il bene del Toro. Spero che da lassù ci aiuti a completare il Filadelfia».

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