Milano, 17 novembre 2017 - 18:44

Attentato Barcellona, Madrid ammette: «La mente dell’attacco alla rambla era nostro informatore»

SI tratta dell’imam Ripoll, morto nell’esplosione del covo della cellula terrorista. I rapporti dell'uomo con il Cni (Centro Nacional de Inteligencia) sono ora al centro di uno stralcio di inchiesta, affidato alla procuratrice Dolores Delgado

Alcuni feriti nell’attacco del 17 agosto (foto d’archivio Epa) Alcuni feriti nell’attacco del 17 agosto (foto d’archivio Epa)
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È un’indagine piena di sorprese quella sul doppio attentato sulla Rambla di Barcellona, dove un furgone investì e uccise quattordici persone, il 17 agosto scorso, e sul lungomare di Cambrils (vicino a Tarragona), la notte seguente, quando cinque terroristi piombarono in auto sui passanti, uccidendone una e ferendone altri cinque prima di essere ammazzati dai Mossos d’Esquadra, la polizia catalana. L’imam di Ripoll (un comune a un centinaio di chilometri a nord di Barcellona), Abdelbaki Es Satty, identificato quasi subito come il regista dei due attacchi, era stato nel 2014 un confidente dei servizi segreti spagnoli, secondo il quotidiano on line Okdiario.com. I rapporti dell’imam con il Cni (Centro Nacional de Inteligencia) sono ora al centro di uno stralcio di inchiesta, affidato alla procuratrice Dolores Delgado, esperta di organizzazioni terroristiche, e il fascicolo è stato segretato dal giudice istruttore, Fernando Andreu dell’Audiencia Nacional. Lo stesso quotidiano aveva rivelato il giorno prima che esisteva traccia di una telefonata di quattro minuti intercorsa fra la sede centrale dei Mossos d’Esquadra e l’autista del furgone che seminò la morte sulla Rambla Barcellona, il 22enne Younes Abouyaaqoub, a sua volta eliminato dai colpi di un poliziotto mentre mostrava una cintura esplosiva che si era poi dimostrata finta.

La telefonata prima dell'attacco

La telefonata era partita dalla sede della polizia verso il cellulare del terrorista due ore prima che questi travolgesse per 500 metri i passanti sulla Rambla e, stando a Okdiario.com, ha lasciato sospettare agli investigatori che anche Abouyaakoub fosse un informatore dei Mossos. Gli agenti hanno dato al giudice Andreu un’altra spiegazione: cercavano il proprietario di un’auto che era rimasta danneggiata dall’esplosione di una villetta ad Alcanar, sulla costa, a 200 chilometri a sud di Barcellona. Nella stessa esplosione, alla vigilia dell’attacco alla Rambla, era morto l’imam Abdelbaki Es Satty che, quindi, non può più fornire la sua versione sul suo doppio gioco, al servizio (retribuito) del Cni e come stratega di massacri in omaggio all’Isis. I servizi di intelligence spagnoli, invece, ammettono soltanto in parte le frequentazioni con l’imam: c’erano stati contatti, ma non era un confidente.

Chi è l'imam

Arrestato tre anni fa per reati connessi con il narcotraffico, Abdelbaki Es Satty fu avvicinato da agenti dei servizi quando si era difeso sostenendo di essere stato costretto a commerciare droga da ambienti jihadisti. Se non si è prestato poi a collaborare con gli 007 spagnoli, l’imam è stato comunque molto attivo nella jihad: inviava volontari in Siria e in Iraq e vagheggiava di mettere a segno la madre di tutte le stragi, in Europa, indottrinando una dozzina di giovani marocchini, passati precipitosamente all’azione quando il laboratorio in cui l’imam e alcuni complici maneggiavano con poca perizia il Tatp, perossido di acetone più esplosivo della nitroglicerina, è saltato in aria ad Alcanar.

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