Il simbolo della Borsa

Arturo Di Modica, morto lo scultore del «Toro» di Wall Street: «Simbolo di coraggio»

di Redazione Economia

Arturo Di Modica, morto lo scultore del «Toro» di Wall Street: «Simbolo di coraggio»

Il suo «Charging Bull», il Toro che carica con i muscoli tesi, gli occhi furenti e le gigantesche corna, è diventato un simbolo di Wall Street e della stessa New York, un po’ come la Statua della Libertà. Un simbolo di coraggio e un monito per turisti e operatori, forza della natura capace di travolgere ogni resistenza. Il famoso scultore Arturo Di Modica è morto all’età di 80 anni a Vittoria, la sua città natale in provincia di Ragusa, in Sicilia. Lo scultore divenne celebre proprio per la scultura in bronzo del «Charging Bull», installata nel 1989 di fronte alla borsa di New York, la piazza finanziaria più grande del mondo, e immortalata da milioni di turisti ogni anno.
L’opera, realizzata interamente a spese dello scultore e dal peso di oltre tre tonnellate (di bronzo), avrebbe dovuto essere rimossa, ma oggi è diventata uno dei simboli più noti degli States e uno dei monumenti più visitati della Grande Mela.


I progetti e le iniziative per i ragazzi

La notizia è stata diffusa da alcuni suoi amici, Giuseppe Raffa, Pedagogista dell’Azienda sanitaria locale di Ragusa, e Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di Cassazione. Arturo Di Modica combatteva da anni contro un male incurabile. «Un caro amico che se ne va - ha detto Giuseppe Raffa - da oltre un anno era a Vittoria, non era più andato in America, un po’ per le condizioni di salute, un po’ per le restrizioni del covid. Era sempre pieno di progetti e idee. Amava profondamente Vittoria, ci teneva ai ragazzi, ci spronava a fare iniziative per loro». Di progetti e di amicizia parla anche Bruno Giordano, sui social: «Non basta dire che Arturo è stato un grande artista, uno scultore. Egli è stato molto di più: estroso, coraggioso, ambizioso, generoso, provocatore - scrive Bruno Giordano -. Ha visto il mondo come altri non l’hanno visto e ha dato al mondo molto di piu’ di quello che ha avuto e visto. Un visionario della bellezza».

La storia del «Charging Bull»

La storia del Toro di Wall Street è stata rammentata dallo stesso Di Modica nel corso dell’ultima intervista, rilasciata a un quotidiano lo scorso 4 febbraio: «Era un periodo di crisi - ha raccontato Di Modica al giornalista Lucio Luca - la Borsa di New York aveva perso in una notte più del venti per cento e tanta gente era piombata nella depressione più nera. Con qualche amico cominciai a chiedermi cosa potevo fare io per la mia nuova città, New York», dove lo scultore ha vissuto per più di quattro decenni. «Allora mi venne in mente di scolpire un toro, l’immagine della Borsa che cresce: doveva essere uno scherzo, una provocazione. E invece è diventata una cosa maledettamente seria. Mi hanno detto che, dopo la Statua della Libertà, il Charging Bull di Bowling Green, a due passi dal tempio della finanza mondiale, è il monumento più visitato a New York. Ha superato persino l’Empire State Building». Ed è anche tra i monumenti più fotografati della Grande Mela, secondo soltanto alla Statua della Libertà. Un monumento «non concordato» con le autorità, visto che per piazzare il suo Toro da tre tonnellate di bronzo alle porte della più grande Borsa americana, Di Modica mise a punto un vero blitz, che le autorità non ebbero il coraggio di far sloggiare. «Il Toro di Wall Street? Tutto a spese mie», ha raccontato lo scultore a Giuseppe Di Piazza del Corriere della Sera (qui la videointervista a Arturo Di Modica).

L’ultimo dono a Ragusa

Di Modica aveva vissuto per 45 anni a New York. E prima ancora si era trasferito a Firenze, culla dell’arte e della scultura, ma non aveva dimenticato le sue radici. L’ultimo dono di Arturo Di Modica a Vittoria è stato quello dei «Cavalli dell’Ippari», due mastodontiche sculture che sognava di collocare al fiume Ippari. Nell’ultima intervista è quella rilasciata a Lucio Luca aveva confessato: «Ho completato due cavalli in bronzo da otto metri che si uniscono in un arco. Li ho chiamati Fighting horses, i cavalli che combattono. Si tratta di un prototipo che venderò per finanziare quelli da 40 metri da piazzare sopra il fiume Ippari che costeggia Vittoria, la mia città. È il regalo che voglio lasciare alla mia terra».

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