12 gennaio 2019 - 09:23

James Middleton confessa: «Ho avuto la depressione: è un cancro dell’anima, ma si può guarire»

Il fratello della Duchessa di Cambridge confessa: «Mi hanno diagnosticato un disturbo dell’attenzione solo un anno fa: se lo avessi saputo prima, gran parte della mia vita sarebbe stata più semplice». Le notti insonni, il disagio, e la paura di parlare

di Valentina Santarpia

James Middleton confessa: «Ho avuto la depressione: è un cancro dell’anima, ma si può guarire»
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Trentuno anni, bello, desiderato, apparentemente fortunatissimo: eppure il fratello di Kate Middleton, James, ha nascosto al mondo intero per due anni una tremenda depressione. Di cui parla oggi al Daily Mail perché ha finalmente accettato quello che definisce «un cancro della mente» e ha iniziato a curarsi e a guarire. «So di essere benedetto e di vivere una vita privilegiata», ammette in un lungo sfogo al tabloid inglese. «Ma questo non mi ha resto immune dalla depressione. È difficile descriverla. Non è solo tristezza, è una malattia», spiega James, provando a raccontare la catena di giorni tutti uguali, in cui si tirava su a fatica dal letto, andava a lavoro per rimanere ore a fissare con gli occhi vitrei lo schermo del computer, attanagliato da un senso di inerzia che gli impediva di rispondere persino al messaggio più semplice, che gli impediva di comunicare con la famiglia e gli amici. «Di notte non riuscivo a dormire, una cacofonia di rumori immaginari mi risuonava nella resta, il baccano era incessante», racconta ancora James. «Non è una sensazione, ma un’assenza di sentimenti, esisti senza scopo o direzione. Non riuscivo a provare gioia, eccitazione, aspettative», prova a spiegare, precisando che non ha mai pensato al suicidio, ma sapeva di non voler vivere in quello stato.

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La fuga tra i boschi

A dicembre del 2017 la svolta: James decide di chiamare il suo medico e chiedergli aiuto. Poi parte per il Lake district, insieme ai suoi cani, da solo: una zona selvaggia che ama da quando era piccolo, dove nuota, si concede lunghe passeggiate sulla neve, e cerca di calmare il tumulto che ha dentro con il riposo e la tranquillità. Al ritorno, è pronto ad affrontare la terapia: da allora vede uno psichiatra tutte le settimane, ha iniziato una terapia, e soprattutto ha scoperto di avere un disturbo dell’attenzione, l’ADD (Attention deficit desorder), una variante del disturbo da deficit di attenzione e iperattività, che di solito viene diagnosticato ai bambini. «È stata una rivelazione scoprirlo. Ha spiegato così tanto delle mie difficoltà: la ragione per cui ho difficoltà a concentrarmi, perché la mia mente vaga in stravaganti sogni ad occhi aperti, perché compiti semplici come fare il mio letto diventano enormi come compilare una dichiarazione dei redditi. Add spiega anche perché sono irrequieto, energico, impulsivo, perché inizio le attività ma non riesco a completarle, perché a volte sembro impaziente e non ascolto perché la mia mente sta galoppando con la fantasia».

La fatica con lo studio

Un disturbo, quello di James, che gli regala anche una profonda creatività ed intensità emotiva: «Significa che mi vengono idee originali e fantastiche», ma spiega anche perché ha avuto difficoltà nel gestire un’impresa. «Ma ora sto iniziando a mettere ordine nella mia vita. Scrivo una lista di dieci cose che voglio fare ogni giorno. Se so che ho davvero bisogno di concentrarmi su qualcosa, prendo i farmaci prescritti dal mio medico per controllare i miei sintomi». L’Add, se spiega il presente di James, spiega anche il suo passato: per lui leggere e scrivere era sempre stato difficile, a causa di una dislessia che gli avevano diagnosticato da piccolo. Mentre era incredibilmente bravo a smontare e rimontare. «Ora capisco che era il disturbo ad impedirmi di concentrami». Arrivato faticosamente all’università, dove aveva iniziato a studiare la gestione delle risorse ambientali, ha capito che non era quella la sua strada: «Un mese dopo, ho pensato: che sto facendo qui? Non riuscivo a far fronte allo studio indipendente, e dopo un anno ho smesso». James, nonostante non sia riuscito negli studi, ha fondato due aziende sue, ma incontrando sempre grandissime difficoltà nella gestione pratica. «Non sto criticando il sistema, ma non poiché non sapevo che il mio cervello funzionava in maniera diversa, e nemmeno i miei genitori, non riuscivo a trovare il modo di governare il mio disturbo. Se la diagnosi e l’aiuto fossero arrivati prima, avrei avuto una vita molto più facile».

La risalita

Ora però questo è un capitolo passato. Grazie anche alla fondazione per la salute mentale («Heads togethar»), che sua sorella Kate insieme ai principi Harry e William supporta, ha sentito il dovere di parlare della depressione che lo ha colpito, per aiutare gli altri che soffrono a capire. «Ora co che, così facendo, non sto ammettendo una debolezza. Lo stigma associato alla malattia mentale sta diminuendo. Oggi, per quanto sia difficile, sono contento di aver attraversato una depressione così debilitante: perché ho le capacità per combatterla».

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