Milano, 25 marzo 2017 - 09:24

Il Tirreno ribolle di gas: l’ultimo caso
presso Montecristo

Tre recenti episodi in mare presso Fiumicino, nel golfo di Napoli e ora non lontano dall’isola di Montecristo. I primi due casi dovuti ad anidride carbonica, il terzo al metano. La testimonianza dell’attività geologica di tutto il margine tirrenico. Con un grande vulcano sottomarino tra Campania ed Eolie

di Paolo Virtuani

Scheda 1 di 6

1.
Montecristo

Potrebbe essere un vulcano di fango la causa della violenta emissione di gas che lo scorso 16 marzo ha provocato l’innalzamento di una colonna d’acqua di alcuni metri presso lo Scoglio d’Africa (o Affrica) delle Formiche di Montecristo, tra la stessa isola e quella di Pianosa. La Capitaneria di Porto di Portoferraio aveva interdetto la navigazione e qualsiasi tipo di attività marittima in un raggio di 500 metri eon centro nel punto di coordinate 42° 23.7° N 10° 05.6’ E. «Le analisi chimiche dell’acqua di mare hanno messo in evidenza un importante aumento della concentrazione di metano», dice una nota dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che ha analizzato il caso su incarico della Protezione civile, ma senza «anomalie termiche localizzate». Dai risultati, quindi, si esclude che il degassamento abbia origine propriamente vulcanica. Al momento «l’area è interessata solo da un degassamento diffuso di modesta entità», rassicura l’Ingv, che continuerà le sue ricerche «per determinare l’estensione dell’area interessata e comprendere meglio la genesi del fenomeno osservato». Già da qualche tempo gli abitanti dell’Elba riferivano di aver udito misteriosi boati simili a esplosioni in mare, e i pescatori avevano notato in passato episodi simili, ma sempre di proporzioni limitate e di entità non paragonabile all’episodio più recente.

Le analisi dell’Ingv sui fondali intorno a Montecristo Le analisi dell’Ingv sui fondali intorno a Montecristo

© RIPRODUZIONE RISERVATA
shadow