6 giugno 2021 - 07:07

Seid Visin, il papà: «Il razzismo non c’entra». L’intervento di Saviano

Il padre: «La lettera era uno sfogo, ma non si è ucciso per il razzismo». Saviano ha scritto un post contro Salvini e Meloni: le reazioni della politica

di Giusi Fasano

Seid Visin, il papà: «Il razzismo non c'entra». L'intervento di Saviano
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Le parole più dolci sono del suo ultimo allenatore della squadretta locale, Antonio Francese. «Seid era un talento dal cuore fragile». Ragazzo tormentato, con gli occhi e la mente incollati sui diritti umani, con mille sensibilità sempre tutte accese e anche per questo afflitto da tutti i mali del mondo. Seid Visin ha scelto di andarsene dalla vita a vent’anni. Si è ucciso a casa sua, a Nocera Inferiore, ma ieri — per i suoi funerali — casa sua era il Paese intero, commosso dalla sua storia e dalla lettera che scrisse nel 2019, ora diventata messaggio universale contro il razzismo. Nelle sue parole c’era il peso che sentiva «sulle spalle come un macigno» davanti agli «sguardi scettici, prevenuti, schifati, impauriti, delle persone».

La lettera

«Fu uno sfogo», giura il padre adottivo, Walter. «Era esasperato dal clima che si respirava in Italia, ma non è per il razzismo che si è ucciso. Non voglio parlare delle questioni personali di mio figlio. Dico solo che era meraviglioso».Quel ragazzo meraviglioso nato in Etiopia, era stato adottato da piccolo, aveva un talento assoluto per il calcio e da adolescente, scovato dal Milan, era partito per Milanello. Un paio di stagioni accanto a Donnarumma, poi la nostalgia di casa, l’esperienza nel Benevento e infine il rientro a Nocera per finire gli studi (era iscritto a Giurisprudenza). Ieri, in chiesa, la lunga lettera di Seid è stata letta fra gli applausi e le lacrime.

Il suo dramma il suo atto d’accusa contro il razzismo, sono arrivati nelle stanze della politica e si sono moltiplicati a dismisura sui social. Con il risultato che ciascuno ne ha fatto la propria bandiera e per qualcuno questa storia è diventata un’occasione di polemica. «Era un amico, un ragazzo come me», lo ha ricordato un emozionato Donnarumma.

Lo scontro politico

Il segretario del Pd Enrico Letta ha scritto due tweet. Il primo: «Seid Visin. Se puoi, scusaci». Il secondo: «Chiediamo perdono». L’ex giocatore della Juve Claudio Marchisio ha commentato via Instagram: «Facciamo un po’ schifo tutti. Di centro, di destra, di sinistra».Dopo un post di Roberto Saviano che definiva «pagliacci» e «orgogliosi razzisti» Salvini e Meloni ai quali ha scritto «farete i conti con la vostra coscienza», i diretti interessati si sono fatti sentire. Il leader della Lega per dire che «chi ancora disprezza o distingue un essere umano in base al colore della pelle è un cretino» e per dare dello «sciacallo» a Saviano. La presidente di Fratelli d’Italia per valutare che «sarebbe ancora più terribile se la tragica scelta di Seid fosse stata mossa da schifosi episodi di razzismo» e per dire che è «giusto tenere alta l’attenzione su ogni inaccettabile razzismo» ma «anche non tollerare vergognose e interessate forme di sciacallaggio». A Salvini replica Emanuele Fiano: «No. Chi disprezza o distingue non è un cretino, è un criminale».

La disperazione e l’impegno

Il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, interviene scrivendo: «A volte mi chiedo se saremo in grado di salvarci da noi stessi». «Un atto d’accusa che riguarda tutti noi e che parla di un Paese dove la parola “razzismo” è ancora drammaticamente attuale» commenta via Facebook il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. «La disperazione che emerge dalla lettera di questo ragazzo è una macchia che deve riempire di vergogna chiunque coltivi il disprezzo verso l’altro» scrive invece Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale. Il sindaco di Nocera Manlio Torquato dice che forse «non basta più rispondere con una riflessione sociologica ma pensando al senso della nostra esistenza umana». Questa è la potenza della lettera di Seid: le luci riaccese sul tema del razzismo, il fermarsi un minuto — anche uno solo — a riflettere sulle vite anonime di chi subisce piccole e grandi discriminazioni ogni giorno. È Seid che non c’è più ma c’è più di sempre.

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