street art
Poster sul suicidio di Seid Visin, la nuova campagna choc di Andrea Villa
L’artista diffonde in strada l’immagine disturbante di una lametta per ricordare il disagio di tanti ragazzi , acuito dalla pandemia. «Occorre un aiuto psicologico, si rischia l’effetto Kafka-scarafaggio a causa dell’incomprensione»
Una lametta, à la Donatella Rettore, per inquadrare un tema terribile, il suicidio dei ragazzi. Parte dalla triste storia di Seid Visin, la nuova campagna di affissioni (illegali) nelle strade torinesi del virtualista e street artist Andrea Villa, noto come Banksy di Torino. L’hashtag sui manifesti è chiaro: «Suicide Prevention». «Con questo lavoro voglio sensibilizzare sullo stato della salute mentale giovanile, che è spesso è un tabù, e non viene quasi mai preso in considerazione nel mondo dell’arte».
Un’immagine disturbante - la lama con su impressa la silhouette di un giovanissimo millenial -; suscita disagio e persino imbarazzo, al pari se non persino in misura maggiore rispetto ai poster con i falli in erezione (la campagna NoDicks) o con le maestre d’asilo nude contro il revenge porn. L’imbarazzo è la nuova frontiera dell’arte contemporanea, esauriti da tempo lo stupore e lo choc.
L’artista la spiega così: «Il mio nuovo lavoro vuole porre l’attenzione su Seid Visin, sul suo suicidio (il ventenne ex calciatore di colore, nato in Etiopia e adottato in Italia, si è tolto la vita il 4 giugno scorso) e su quello di tutti i ragazzi adolescenti che hanno vissuto questo momento di crisi pandemica. Quando un genitore vede un figlio in difficoltà minaccia di mandarlo dallo psicologo, ed è vista da tanti come una soluzione di emergenza. In realtà credo sia un supporto a cui tutti dovrebbero rivolgersi per cercare di comprendere i propri limiti e i propri problemi. Non voglio - conclude Andrea Villa - che i giovani, a causa dell’incomprensione dei genitori diventino psicologicamente come Gregor Samsa, il giovane alienato trasformato in un insetto nel celebre racconto di Franz Kafka».