Fabio Taborre, l’ex ciclista muore a 36 anni: il doping, la squalifica, l’arresto, la malattia

di Marco Bonarrigo

L’ex ciclista pescarese è scomparso il 12 settembre dopo una lunga malattia. Professionista per 7 anni con tre vittorie, chiuse bruscamente l’attività nel 2015, squalificato inseguito alla positività a un farmaco pericoloso. Due anni dopo i guai con la giustizia

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È un’altra storia maledetta di ciclismo quella di Fabio Taborre, morto domenica 12 settembre a 36 anni dopo una lunga malattia nella sua Pescara. Gli archivi del ciclismo professionistico lo registrano attivo per sette stagioni (tra il 2008 e il 2015) con le maglie dei team azzurri Androni Giocattoli e della Vini Fantini, con tre vittorie di buona qualità (Memorial Pantani, Gp Camaiore e tappa del Giro d’Austria) e la partecipazione a due Giri d’Italia e dieci classiche monumento. A Camaiore Fabio dedicò la vittoria alla sorella Chiara, scomparsa due anni prima in un incidente stradale.

Il doping e l’arresto

La carriera del corridore si chiuse però bruscamente nel 2015: fu trovato positivo al FG-4592, un farmaco (pericoloso) all’epoca non ancora in commercio sviluppato da Astra-Zeneca che induceva l’organismo all’ipossia sviluppando la produzione di Epo. Taborre cercò di giustificare la presenza della sostanza contestando il controllo ma fu squalificato per quattro anni e citato in giudizio dalla squadra (che aveva perso uno sponsor per l’episodio) e dai suoi stessi compagni. Nel 2017 Taborre venne poi arrestato dai carabinieri di Montesilvano, nel pescarese, mentre assieme a un pregiudicato locale stava recuperando due auto rubate pochi giorni prima. Nelle automobili venne trovata dell’attrezzatura da scasso che ricondusse i due a una serie di furti negli appartamenti della zona: Taborre, disoccupato e in difficoltà economica, fu indagato per furto aggravato. Una parabola discendente che si è tragicamente conclusa con la malattia e la morte.

13 settembre 2021 (modifica il 13 settembre 2021 | 10:02)