15 marzo 2019 - 07:06

Roma, nel giardino di Palazzo Corsini riemerge una cittadella sotterranea di duemila anni fa

Muri, pavimenti e anfore del I-II secolo dopo Cristo. La Soprintendenza: «Una scoperta unica, stiamo approfondendo, la presenteremo a fine mese»

di Edoardo Sassi

Roma, nel giardino di Palazzo Corsini riemerge una cittadella sotterranea di duemila anni fa
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Nel giardino di Palazzo Corsini, una delle «regge» di Roma (lì visse anche Cristina di Svezia), un filo al di sotto del piano di calpestio attuale, è venuta alla luce una vera e propria cittadella sotterranea di duemila anni fa, nella parte sud del parco. Si tratta quasi certamente di un’area commerciale, con anfore ancora in parte intatte: si vedono i muri, le superfici utilizzate per lavorazioni artigianali, e c’è anche un canale che serviva a irreggimentare le acque provenienti dal Gianicolo. Tutto emerso durante lavori di adeguamento dell’impianto antincendio.

L’edificio oggi ospita la Galleria Corsini e l’Accademia dei Lincei

«Siamo stupiti che sia stata vista, è una scoperta che avremmo dovuto illustrare in una conferenza stampa a fine mese, inizi aprile al massimo, una scoperta a suo modo unica, di cui sono ancora in corso approfondimenti» il solo commento della Soprintendenza, che proprio in queste ore sta concludendo i lavori in questa vasta area dell’ex Villa Riario, in via della Lungara a Trastevere, dal Settecento splendida dimora dell’allora potente e ricchissima famiglia Corsini. In realtà, non vederla capitando lì è quasi impossibile: si tratta di un’area di scavo enorme, fiancheggiata da un cumulo imponente di terra di riporto, nel giardino storico del Palazzo dove oggi hanno sede la Galleria Corsini, museo di Stato (Ministero per i beni culturali) e l’Accademia nazionale dei Lincei.

Lo scavo sta per finire. Il rischio è che tutto venga ricoperto

In quel giardino, per quanto possa parere incredibile, normalmente (e ieri non faceva eccezione) si parcheggiano le auto dei dipendenti delle due istituzioni. Eppure, stando almeno a quanto emerge parlando con archeologi e operai al lavoro sullo scavo, «l’intenzione è quella di chiudere il cantiere entro pochi giorni e ricoprire tutto, perché si tratta di un giardino storico». Quel che dunque oggi si ammira e che forse un domani potrebbe non vedersi più è un qualcosa, comunque, di unico e spettacolare anche per l’occhio avvezzo del romano colto e abituato all’archeologia: lo splendido parco — un tempo tutt’uno, su fino al Gianicolo, con l’Orto Botanico — e al suo interno, un filo sotto l’attuale livello, strutture murarie in opera laterizia, un doppio allineamento di anfore olearie (molte intatte) di grandi dimensioni (del tipo classificato Dressel 20, diffuso nel I e II secolo dopo Cristo), resti di impianti artigianali e il citato condotto per acque: «Allo stato attuale della ricerca — si legge in un pannello del cantiere — si ritiene che il complesso potesse essere utilizzato per la cottura di materiale ceramico e l’invetriatura di oggetti fittili».

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