18 maggio 2019 - 09:49

In Libia, tra i fedeli cristiani africani che fanno il tifo per Haftar: «La migrazione verso l’Italia diventa una via di fuga»

Dentro le vecchie chiese libiche costruite dagli italiani nel periodo coloniale: «Le milizie che stanno dalla parte di Fayez Sarraj diventano sempre più violente, più aggressive nei nostri confronti. Così la migrazione illegale verso L’Italia diventa una via di fuga»

di dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi

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Sono centinaia di migliaia, immigrati dall’Africa sub-sahariana ormai molti anni fa. In Libia hanno costruito una famiglia, hanno un lavoro stabile, gli anziani ricevono regolarmente pensione e indennizzi dal governo. Si distinguono nettamente dai migranti arrivati negli ultimi anni dai loro stessi Paesi d’origine e decisi a trovare rifugio in Europa. «In Libia abbiamo la nostra casa, sino a pochi anno fa non avevamo motivo di partire», spiegano in tanti. Eppure tra quelli residenti in Tripolitania il sentimento pro-Khalifa Haftar crescere con il crescere dei combattimenti. La causa? «Le milizie. Squadre armate di banditi che appena vedono un nero cercano di approfittarne con ogni mezzo», rispondono in coro. Ne abbiamo incontrati a decine e decine a Tripoli. Siamo andati nelle vecchie chiese costruite dagli italiani nel periodo coloniale. E abbiamo trovato che ormai i fedeli sono praticamente tutti cristiani africani: per lo più originari del Niger, della Nigeria, della Costa d’Avorio, del Ghana, del Mali, del Sudan. Gente che ha risparmi in banca, belle abitazioni, automobili.

La vecchia cattedrale cattolica in occasione delle messe dal venerdì alla domenica risuona dei loro inni e balli religiosi. Nella chiesa anglicana di Santa Maria, nel cuore delle cittadella medioevale, uno dei capi locali della comunità è Wali Elethu, 47enne immigrato nel 2007 dalla Nigeria. «Siamo grati al governo libico che ci ha accolti e ci ha dato lavoro. Nessuno di noi sino a pochi anni fa intendeva tornare al Paese d’origine o imbarcarsi clandestino per l’Italia. Ma adesso con l’intensificarsi della guerra le milizie che stanno dalla parte di Fayez Sarraj diventano sempre più violente, più aggressive nei nostri confronti. Così la migrazione illegale verso L’Italia diventa una via di fuga», racconta. E le sue parole sono un in realtà un grande lamento corale. «Le milizie rappresentano l’arbitrarietà più violenta. Rapinano, rubano, chiedono ricatti, tangenti. Ci torturano nelle loro basi si fanno dare i nostri cellulari per chiedere ai nostri famigliari di pagare riscatti impossibili», aggiunge.

Il suo racconto è quello di tanti, sebbene lui sia addirittura un funzionario del Ministero degli Esteri a Tripoli. «Io stesso sono stato fermato almeno quattro volte negli ultimi tempi. Sono stato derubato di tutto, compreso del cellulare. Il tragico è che ho capito che il governo Sarraj può nulla contro di loro. Qui il problema non è il razzismo dei libici, ma piuttosto la criminalità delle bande armate. Sono le stesse che combattono Haftar e forti di questo ruolo militare pensano di godere il massimo dell’impunità». Parole molto simili utilizza David Raja, immigrato a Tripoli dalla Nigeria nel 2006 e oggi docente universitario d’inglese. «Con la guerra per noi neri questo è diventato lo Strato della paura. C’è bisogno di un governatore forte che sappia smantellare le milizie». Di recente è stato fermato da uomini armati nel quartiere di Gurji, a sud della capitale. I suoi vicini di casa hanno dovuto pagare un forte riscatto e ora lui sta lavorando per rendere loro il denaro.

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